video suggerito
video suggerito
Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Unicef: “A Gaza un milione di bambini rischia la vita a causa del blocco degli aiuti umanitari”

Oltre un milione di bambini nella Striscia di Gaza è privo di accesso ad aiuti umanitari essenziali da oltre un mese. L’Unicef lancia l’allarme: mancano cibo, acqua potabile e cure mediche, mentre la crisi peggiora ogni giorno e il rischio di morti evitabili cresce drammaticamente.
A cura di Francesca Moriero
2 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Nel cuore della crisi umanitaria che sta travolgendo la Striscia di Gaza, l'Unicef lancia un appello: oltre un milione di bambini è rimasto senza accesso ad aiuti vitali a causa dei blocchi di Israele. Dallo scorso 2 marzo, infatti, nessun carico umanitario è stato autorizzato a entrare nell'enclave palestinese, segnando il periodo più lungo di interruzione degli aiuti dall'inizio del conflitto. Le conseguenze sono drammatiche: mancano cibo, acqua potabile, ripari adeguati e forniture mediche, con il rischio concreto che la malnutrizione, le malattie e altre patologie prevenibili portino a un tragico aumento delle morti infantili evitabili.

Unicef: "Aiuti salvavita fermi nei magazzini"

La denuncia arriva da Edouard Beigbeder, direttore regionale dell'Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa, che sottolinea come migliaia di pallet di forniture siano attualmente bloccati, in attesa di un'autorizzazione all'ingresso. Si tratta di materiali essenziali per la sopravvivenza, come alimenti terapeutici, acqua potabile, latte in formula e medicine: "La maggior parte di questi aiuti è salvavita, ma invece di salvare vite umane è ferma in magazzino. Devono essere fatti entrare immediatamente. Non si tratta di una scelta o di carità, ma di un obbligo previsto dal diritto internazionale", ha sottolineato Beigbeder, ribadendo che il diritto internazionale impone l'obbligo di garantire l'accesso agli aiuti umanitari in zone di conflitto.

Centri sanitari chiusi e bambini malnutriti

A partire dal 18 marzo, ventuno centri ambulatoriali, pari al 15% delle strutture attive, sono stati costretti a chiudere i battenti a causa dei continui bombardamenti israeliani o ordini di evacuazione. Così, centinaia di bambini che vi ricevevano cure per la malnutrizione si trovano ora senza alcuna assistenza, esposti a rischi elevatissimi per la salute. Nel centro e nel sud della Striscia, le scorte di alimenti complementari destinati ai più piccoli sono ormai esaurite, restano solo poche riserve di latte terapeutico pronto all'uso, sufficienti per appena 400 neonati per un mese. In assenza del latte specifico, molte famiglie rischiano di dover ricorrere ad alternative miscelate con acqua contaminata, aumentando il pericolo di infezioni e malattie gravi. Secondo le stime dell'Unicef, in totale, sono circa 10mila i bambini sotto i sei mesi ad avere urgente bisogno di alimentazione supplementare.

Acqua razionata e il rischio di epidemie

Anche l'accesso all'acqua potabile è ormai diventata a tutto tondo un'emergenza. Nelle aree settentrionali, le famiglie palestinesi dipendono esclusivamente dal trasporto esterno; nel resto della Striscia, i guasti agli impianti di desalinizzazione e le interruzioni di corrente hanno causato un crollo nella produzione idrica dell'85%. A questo si aggiunge che la principale conduttura, danneggiata dai bombardamenti, non può essere riparata. Attualmente, la disponibilità di acqua è scesa da 16 a soli 6 litri a persona al giorno, e potrebbe scendere ulteriormente sotto la soglia dei 4 litri in assenza di carburante, un livello drammaticamente insufficiente dunque per garantire condizioni igieniche minime, con conseguente rischio di epidemie, in particolare, ancora una volta, tra i bambini.

Servizi sospesi: salute mentale, protezione e sostegno ai disabili

La ripresa dei bombardamenti israeliani ha compromesso nuovamente anche i servizi psicosociali e di protezione. Dopo la rottura del cessate il fuoco, da parte di Israele, anche l'Unicef, come altre associazioni, ha dovuto infatti ridurre drasticamente il supporto alla salute mentale, le attività di prevenzione sui rischi delle mine e gli interventi per i bambini separati dalle loro famiglie. Il blocco degli aiuti ha inoltre impedito la distribuzione di kit ludico-educativi pensati per il supporto dei bambini con disabilità, privando così anche i più fragili tra i fragili di strumenti fondamentali per il benessere emotivo e lo sviluppo.

La richiesta di corridoi umanitari

Nonostante l'estrema complessità del contesto, si legge dal comunicato dell'Unicef, l'organizzazione continua a operare sul campo: sono stati ripristinati alcuni servizi neonatali, consegnati ventilatori per oltre 150 neonati, distribuiti alimenti terapeutici a quasi 8mila bambini sotto i due anni e condotti screening nutrizionali per più di 33mila minori. Oltre 300 bambini separati dai loro familiari sono stati riuniti con i propri cari. Questo però certo non basta. L'Unicef ribadisce l'urgenza di un cessate il fuoco e di un accesso immediato, sicuro e continuo degli aiuti umanitari, insieme alla possibilità di evacuare i bambini malati e feriti per cure urgenti. "I civili, inclusi gli operatori umanitari, devono essere tutelati, così come le infrastrutture essenziali rimaste in piedi". L'organizzazione chiede anche la liberazione degli ostaggi palestinesi e invita gli Stati con influenza sulla crisi ad agire concretamente per garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario.

Intanto, i raid israeliani non si fermano: nella notte tra il 5 e il 6 aprile, attacchi aerei e bombardamenti di artiglieria hanno colpito diverse aree nella parte meridionale della Striscia, in particolare nella città di Khan Younis. Secondo quanto riportato dall'agenzia palestinese Wafa, almeno 19 persone hanno perso la vita, tra cui numerosi bambini. Le bombe continuano a scendere a pioggia sulle tende degli sfollati. In uno scenario già segnato da una devastante emergenza umanitaria, la prosecuzione delle operazioni militari e il blocco dell'ingresso degli aiuti rischiano di aggravare ulteriormente una crisi che, secondo l'Unicef, potrebbe avere conseguenze irreparabili per centinaia di migliaia di bambini.

2 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views