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Una voce dalla sanguinosa Siria: la testimonianza di un manifestante contro la censura di Al-Assad

Intervista esclusiva a S. un giovane manifestante siriano impegnato ogni giorni nelle proteste contro il regime di Bashar Al-Assad. Ecco la voce di chi non ha voce, di chi può comunicare col mondo soltanto attraverso Internet contro la censura del regime.
A cura di Alessio Viscardi
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Siria : il venerdi della collera finisce tragicamente nel sangue, la polizia spara 112 i morti

Siria: un paese martorizzato da lotte intestine e da rivolte civili. Morti su morti, vite spezzate, comunicazione negata e dittatura sanguinaria. Una situazione che ha origine dagli anni ’60 e che, tutt’oggi, sembra non arrestarsi. Nel 1967 le alture del Golan furono occupate da Israele durante la guerra dei sei giorni, con la conseguente annessione nel 1982. La Siria non ha mai riconosciuto questa annessione e ha posto come condizione sine qua non la restituzione del Golan, per poter parlare di un trattato di pace.

Nonostante sia stato revocato lo stato di emergenza dopo quarantotto anni, il paese è ancora sotto la morsa delle violenze: migliaia le persone che in questi mesi hanno perso la vita, tra cui donne e bambini. La bozza di legge da parte del Governo di Bashar Al-Assad ha sancito l’abolizione della Corte di Sicurezza e stabilito una disciplina che regoli il diritto di manifestazione.

Testimonianze esclusive dalla Siria

La storia di un dimostrante contro il regime di Al-Assad

Ciononostante, è stato ancora aperto il fuoco sui manifestanti a Damasco e la speranza di un reale impegno politico verso la libertà di informazione e manifestazione è sembrato, da subito, un obiettivo lontano e quasi irrealizzabile. Ancora sangue, ancora morti, anche in altre città della Siria, come Daraa, situata a sud del paese. Non solo: i poliziotti non si accontentano di sparare sulla folla, provocando, ogni giorno, decine di morti innocenti: le forze dell’ordine attuano dei veri e propri rastrellamenti, di casa in casa, per trovare i dissidenti.

Benché il paese affoghi in un mare di sangue, le manifestazioni continuano: l’obiettivo di tutti i manifestanti è quello di abbattere il regime. Tale scopo supera la paura di morire e di soccombere sotto una pioggia di proiettili. Migliaia di persone affollano le strade delle diverse città siriane: Daara, Banias, Homs, Damasco. Il regime ha intimidito i manifestanti con massicce repressioni, costringendo diversi siriani ad allontanarsi dalle città e a fuggire in Libano. In Siria, anche chi fa informazione e cerca di combattere il regime attraverso la rete viene segnato nella lista nera delle persone da mettere a tacere. Ma, nonostante le restrizioni, i controlli e le intimidazioni siamo riusciti a metterci in contatto con un giovane ragazzo siriano, di cui non faremo il nome per motivi di sicurezza. Lo chiameremo S.

S. fa parte delle folle di manifestanti, è un ragazzo che vuole pace nel suo paese e che desidera vivere serenamente, senza preoccuparsi di uscire di casa col timore di non ritornare vivo. Dopo anni di contatti, informazioni e rivelazioni, S. ha deciso di prendere parte attivamente allo spirito d’informazione che caratterizza tanti suoi concittadini siriani. Gli chiediamo di riprendere di giorno le manifestazioni che si svolgono a Damasco e, dopo una serie di difficoltà tecniche, legate alla connessione internet della sua città, riesce a mandarci due video: uno che ci mostra i manifestanti che protestano contro il regime, l’altro che ci fa capire la situazione allarmante a cui i siriani devono continuamente fronteggiare ogni giorno, tra manifestazioni, violenze e ambulanze che cercano di portare in salvo feriti.

Oltre alle riprese video che questo ragazzo ha registrato con il cellulare, gli abbiamo proposto di fare un’intervista via Skype, in modo da spiegarci cosa vive in prima persona, risiedendo a Damasco. E’ stato difficoltoso fare un’intervista simile: la linea cadeva continuamente, a causa delle interruzioni di rete mobile e internet, che il regime ha messo in atto in questo periodo. Ecco l’intervista sottotitolata che S. ha voluto rilasciarci. L’audio è rimaneggiato per questioni di sicurezza.

A cura di Daniela Caruso

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