“Un terzo dei morti dell’alluvione in Libia sono bambini, intervenire subito”: l’allarme di Unicef
"Un terzo dei morti in Libia sono bambini, qualunque sia la cifra ufficiale. Il livello di devastazione è senza precedenti e sono rimasti coinvolti anche centinaia di migranti. Qui siamo di fronte ad un disastro che richiede un grande aiuto".
A parlare a Fanpage.it è Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, che ha acceso i riflettori su un aspetto importante dell'alluvione che si è verificata in Libia sabato scorso, quando la tempesta Daniel ha portato morte e distruzione soprattutto a Derna, dove il crollo di due dighe ha causato il decesso – si stima – di ben 20mila persone. Si tratta dei bambini e dei migranti coinvolti nel disastro, per i quali il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia è già al lavoro.
Dott. Iacomini, dalle informazioni a sua disposizione, quale è la situazione al momento in Libia?
"Noi sappiamo che un terzo delle vittime sono bambini, qualunque sia il numero dei morti. Il livello di devastazione è senza precedenti. La zona tra Derna e la parte più a Est del Paese di fatto sono quasi scomparse e il livello di crisi, che forse gli italiani non riescono a capire fino in fondo, è di proporzioni gigantesche.
Ci sono 35mila sfollati, molti di loro sono ospitati in scuole e rifugi di fortuna, anche temporanei, e sui morti le cifre sono ancora molto relative. È chiaro che quelle che circolano, pur trattandosi di stime, danno il segno di una crisi senza precedenti. Quello che abbiamo potuto riscontrare è una distruzione orizzontale che ha colpito infrastrutture come ospedali e sistemi idrici, visto che hanno collassato le dighe. Quindi abbiamo priorità di tutti i materiali salvavita, come alimenti e acqua potabile, perché siamo preoccupati per possibili epidemie. Servono molte risorse. Al momento, le strade sono tra gli ostacoli maggiori per raggiungere le persone".
Anche perché le condizioni del Paese già prima dell'alluvione non erano proprio floride, o sbaglio?
"In verità siamo stati abbastanza sorpresi perché, benché ci fossero stati vari allarmi, le dighe sono crollate ed hanno reso di fatto l'evento imprevedibile. Noi facevamo dall'inizio dell'anno un grande lavoro in questa zona e la popolazione era molto felice di vedere che quello che stavamo facendo portava dei frutti. Stavamo aprendo degli spazi per i bambini, era una zona paradossalmente in crescita e quindi di fatto ora noi dobbiamo ricostruire tutto e ricominciare da capo. È chiaro che c'è molta frustrazione ma è anche per questo che c'è bisogno di un intervento urgente.
Le necessità sono enormi però mi lasci dire questo: se guardiamo alle proporzioni degli aiuti umanitari rispetto a quanto spendiamo per altre priorità a livello mondiale, come lo sport o le armi, le prime non sono niente rispetto alle seconde. I nostri appelli devono essere in questo senso molto sostenuti con le risorse appropriate.
È chiaro poi che in Libia c'è anche una crisi politica ed economica, ci sono conflitti interni e una instabilità che si respira dovunque. I migranti e le popolazioni sfollate sono già vittime di questa situazione. Ci sono problemi nella sanità, nella protezione, nell'istruzione perché c'è stata una guerra. Solo nel 2023 200mila bambini avevano bisogno di assistenza sanitaria urgente. Sempre in Libia ci sono quasi 200mila sfollati con molte città tra cui Misurata, Tripoli, Sirte con un numero enorme di rifugiati e migranti che sono esposti ad una serie di ulteriori problemi come le organizzazioni criminali o la tratta di esseri umani".
Derna è in effetti una importante città culturale. Tra le vittime ci saranno purtroppo anche dei migranti…
"La Libia resta un paese di destinazione per la rotta europea dove si contano 700mila migranti di cui quasi 100mila bambini sotto i 18 anni. È un centro di partenza e quindi il fatto che ci sia stato un evento del genere a Derna non lascia ben sperare per tutte quelle umanità che dall'Africa Centro Occidentale si sono spostate subendo violenze, anche psicologiche per quante riguarda i bambini, stupri e abusi di ogni genere.
Già prima esisteva un problema di trafficanti di esseri umani e di organizzazioni criminali, che verrà sicuramente peggiorato dall'inondazione. Io credo che anche a questa, come a tutte le grandi crisi umanitarie a cui abbiamo assistito, dalla Turchia e la Siria passando per l'Ucraina, bisogna dare massima attenzione. Non ci sono emergenze di seria A e di serie B. Qui siamo di fronte ad un disastro che richiede un grande aiuto".
A proposito di aiuti, quale è l'appello che come Unicef si sente di fare?
"Basterebbe coprire l'appello di emergenza per la Libia che prevede per il 2023 28 milioni di dollari, che non è stato coperto per consentire interventi umanitari nei settori più importanti. Le prime stime per la risposta alla tempesta Daniel parlano della necessità di circa 2 milioni di dollari, è pochissimo ma è quello che serve all'Unicef per le forniture salvavita più urgenti. Bisogna evitare un altro disastro del genere".