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Opinioni

Un Paese ai piedi di Renzi: cosa accadrà adesso?

Cosa succederà dopo il clamoroso successo personale (e di squadra) del Presidente del Consiglio? Il Governo ne esce rafforzato, certo. Ma in che senso e con che prospettive?
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Un trionfo, difficile definirlo altrimenti. Personale, certo. Ma anche di gruppo, del suo gruppo ristretto, della squadra che ha preparato con lui una campagna elettorale giocata sul dualismo con Grillo e sull'alterità delle loro visioni del Paese e della politica. E infine una vittoria frutto della capacità di allargare lo sguardo oltre il tradizionale orizzonte politico del Partito Democratico e del centrodestra, fino a coagulare, come scrive Damilano, "il voto interclassista di lavoratori e disoccupati, vecchi e giovani, imprenditori e operai, al Nord e al Sud".

È chiaro però che si tratta di un plebiscito che non rimarrà senza conseguenze, non solo per gli oppositori del "Messia fiorentino", ma anche per i suoi alleati di Governo e per i suoi colleghi di partito. Già, perché se già Renzi aveva "giustificato" una serie di forzature con "il voto delle primarie", immaginate fin dove potrà spingersi con la legittimazione di oltre il 40% degli italiani, peraltro in una competizione che era stata trasformata in un referendum contra personam. Ed è chiaro che a questo punto le incognite sono tante. Proviamo ad andare con ordine.

Il Governo – Il voto legittima in maniera eloquente la linea dell'esecutivo, ci sono pochi dubbi. E Renzi farà pesare in ogni modo questo risultato per superare i "soliti mal di pancia" centristi ed evitare quei continui compromessi al ribasso che furono la dannazione del Governo Letta. Del resto, chi potrebbe affermare che Alfano o altri hanno ancora qualche strumento di pressione sul premier? Certo, i centristi potrebbero far cadere il Governo domani mattina: ma chi danneggerebbero se non loro stessi (Sc e Popolari sono praticamente scomparsi, Ncd – Udc non se la passano molto meglio) e quel che resta di Forza Italia? Insomma, l'impressione è che davvero nelle prossime settimane vedremo il vero Governo Renzi (o di contro scopriremo se quella della velocità / praticità / efficacia era solo una storiella da pre – campagna elettorale).

Il Partito Democratico – Lo confessiamo, non abbiamo resistito all'idea di fare un piccolo sondaggio fra cuperliani, civatiani e "dissidenti" vari: non c'è stata una sola voce dissonante, un solo malumore, nemmeno velato. Ecco, nella sbornia di voti, nella constatazione del risultato storico, non c'è bisogno di remare contro, siamo d'accordo. Intanto però, nei prossimi giorni il segretario convocherà l'Assemblea e la Boschi ha già anticipato il "rimpasto" della segreteria. Renzi blinderà ulteriormente il partito, ci sono pochi dubbi. E premierà (forse a ragione) quelli che lo hanno accompagnato in questa cavalcata trionfale. Quello che verrà dopo si vedrà: alla resa dei conti sull'abolizione del Senato, ovviamente.

Le elezioni anticipate – È uno dei temi ricorrenti nelle analisi di queste ore: esiste il concreto "pericolo" che Renzi voglia "passare subito all'incasso" e raccogliere il consenso di quasi metà degli italiani? Il più grande ostacolo, come notano in molti, è la legge elettorale: con il Consultellum non avrebbe senso tornare al voto, ma a questo punto bisognerebbe capire quale interesse avrebbero Ncd e Fi di approvare l'Italicum che porgerebbe su un vassoio d'argento la vittoria al Pd di Renzi. Scrive Angela Mauro sull'HuffPo: "Non sceglierà di usare il bazooka del consenso elettorale per riportare il paese alle urne. Non userà per questo l’arma che gli viene dall’essere il primo tra i partiti del Pse, primo tra i leader europei al governo, primo in Italia e soprattutto con Beppe Grillo appena “asfaltato”, esultano al Nazareno. Non il voto, ma le riforme. E se il Parlamento reagisce male a questo programma, allora “si va a casa”, ha promesso Renzi in campagna elettorale. E la linea non cambia".

Il Movimento 5 Stelle – I grillini sono alla prima vera crisi politica della loro breve storia. E dai primi segnali si capisce che non sarà semplice uscirne, proprio perché questa campagna elettorale si è scelto di giocarla sul terreno di casa: quello della contestazione radicale, del "populismo" (fosse pure nella versione cara a Grillo), dell'alternativa possibile e dello scontro di civiltà e moralità. Ammettere che non ha funzionato proprio l'esasperazione dei toni e la subordinazione delle istanze alla figura del capo carismatico (paradossalmente sovraesposto mediaticamente) significherebbe mettere in discussione la struttura cardine del Movimento 5 Stelle versione 2013. E tornare alle radici, all'abbandono della demagogia per la critica di merito, dei toni da crociata per la proposta politica, dell'inquadramento di tipo militare per una struttura più fluida, non sarà affatto facile. Per quanto necessario: perché chiudersi e alzare steccati non è mai stata la pratica migliore per la costruzione del consenso.

La sinistra – Non inganni il raggiungimento del quorum: a sinistra si è molto più deboli di quanto dicano i numeri (peraltro anche su questo andrebbe fatta una riflessione). E il peso politico e numerico di Sel (che non elegge alcun rappresentante organico) potrebbe mettere presto fine all'esperimento "Lista Tsipras" (del resto, Nichi ancora non ha deciso da che parte stare). E sarebbe un serio problema di contrappesi (oltre che un vuoto di credibilità nell'area "della tutela del dissenso") , anche per uno come Renzi (che pensa di essere autosufficiente anche a sinistra, come dimostra l'operazione Landini).

Berlusconi e Forza Italia – Il lento declino dell'ex Cavaliere si arricchisce di una nuova puntata e di nuove sfumature (si vedano alcuni dati nel Mezzogiorno). Serve una svolta, visto che Silvio Berlusconi non appare più "spendibile" come leader: tutti gli indizi portano a Marina. Già, ma con quali prospettive?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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