video suggerito
video suggerito
Covid 19

Un migliaio di morti e 20mila casi: perché l’Africa finora sta resistendo al coronavirus

Benché il contagio sia in crescita finora il continente africano ha resistito egregiamente alla pandemia di coronavirus facendo registrare numeri incoraggianti. Merito, secondo il dottor Ousmane Faye, uno dei principali virologi del continente, della diagnosi precoce. “Ma non possiamo abbassare la guardia o sarà una catastrofe”.
A cura di Davide Falcioni
898 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Un migliaio di vittime accertate e circa 20mila contagiati. L'Africa sta facendo registrare numeri molto bassi nel pieno di un'emergenza sanitaria che invece, nel nord del mondo, sta mietendo centinaia di migliaia di vittime. Secondo la Commissione economica per l’Africa (Eca), tuttavia, il "continente nero" non è affatto fuori pericolo e ci sarebbe il rischio concreto che si registrino fino a 300mila morti se non verranno adottati strumenti utili a contenere l'epidemia. Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha spiegato che “nell’ultima settimana i contagi sono aumentati del 51% e il numero delle morti accertate del 60%” annunciando che nei prossimi giorni saranno distribuiti un milione di kit diagnostici, un numero ridicolo e largamente insufficiente in un continente con oltre 1,2 miliardi di abitanti. Come se non bastasse secondo il New York Times i ventilatori funzionanti sono meno di duemila negli ospedali pubblici di 41 Paesi su 55, rispetto ai 17mila dell’Europa. Dieci paesi africani non ne hanno. Per quanto riguarda invece i letti in terapia intensiva, l’Oms ha spiegato che sono 5mila in 43 Paesi. Numeri chiari, dunque: se la pandemia dovesse deflagrare con tutta la sua potenza anche in Africa sarebbe una catastrofe.

Il virologo Ousmane Faye
Il virologo Ousmane Faye

La diffusione del coronavirus in Africa, seppur lenta, appare comunque inesorabile: la grande sfida sarà semmai quella di riuscire a contenerla. "Abbiamo fatto un grande sforzo e ora stiamo gestendo l'emergenza, ma se i casi saliranno alle stelle i nostri problemi saranno enormi", ha dichiarato a El Pais il dottor Ousmane Faye, uno dei principali scienziati del continente, già in prima linea contro Ebola, poliomelite e febbre gialla e oggi impegnato soprattutto nel suo paese, il Senegal, dove dirige il dipartimento di virologia dell'Istituto Pasteur di Dakar. "Finora abbiamo puntato soprattutto sulla diagnosi precoce e nella consapevolezza. Se la confrontiamo con l'Europa, l'epidemia qui è più lenta e questo ci sta dando la possibilità di contenerne gli effetti. Se i contagi aumenteranno di molto però non saremo più in grado di fronteggiare l'emergenza".

Rispetto all'ipotesi che il coronavirus si diffonda più lentamente a causa del caldo Ousmane Faye afferma: "Penso che non sia una buona idea avventurarsi in ipotesi del genere. A mio avviso la temperatura non è un fattore rilevante. Sbaglieremmo a rilassarci pensando che il virus sparirà per questa ragione". Per questa ragione lo scienziato è attivamente impegnato per moltiplicare in tutto il continente i laboratori in grado di effettuare test diagnostici: "Prima che il coronavirus arrivasse in Africa c'erano solo due centri in tutto il continente in grado di effettuare i test, ma oggi ne esistono in quasi tutti i paesi dopo lunghe sessioni di formazione. Abbiamo le conoscenze, gli strumenti e le attrezzature, ma una grave carenza di reagenti. In Senegal, così come in altri paesi, effettuiamo test solo su persone con sintomi e contatti ad alto rischio. Al momento attuale della pandemia, è la cosa giusta da fare e ci consente anche di mantenere un'importante capacità diagnostica".

898 CONDIVISIONI
32823 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views