“Un massacro, ho perso i miei amici”: sopravvissuta racconta a Fanpage.it la strage di Hamas al rave party

Noa ha 29 anni, vive a Tel Aviv ed è una dei giovani che l’8 ottobre si trovavano al Nova Music Festival in Israele. Il rave party di musica elettronica era stato organizzato per celebrare la festa ebraica del Sukkot nel deserto, vicino al confine con la Striscia. Qui i presenti sono stati attaccati dai miliziani di Hamas: “Le persone devono sapere cosa è successo”, ha raccontato la ragazza a Fanpage.it.
A cura di Eleonora Panseri
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"Mi trovavo al rave party per lavorare. Mi occupo di organizzare le esibizioni di dj per un'azienda internazionale ed ero alla festa per seguire un dj ungherese che doveva suonare lì, al Festival. Sono arrivata intorno alle 2.30 del mattino e andava tutto bene. L'ultimo video sul mio telefono è delle 6.28, due minuti prima che iniziassero a lanciare i missili".

Inizia così il racconto di Noa, 29 anni, una dei giovani che l'8 ottobre si trovavano al Nova Music Festival in Israele. Il rave party di musica elettronica era stato organizzato per celebrare la festa ebraica del Sukkot nei pressi del kibbutz di Reim, nel deserto, a ridosso del confine con la Striscia. Qui i presenti sono stati attaccati dai miliziani di Hamas.

Noa Beer, 29 anni
Noa Beer, 29 anni

Intervistata da Fanpage.it la ragazza ha ricordato quei tragici momenti. "Quando abbiamo visto i missili nel cielo, ho chiesto al dj di smettere di suonare e ai presenti di abbassarsi, di nascondersi. Dopo alcuni minuti, ci è stato detto di allontanarci dalla zona, quindi ho preso il dj con me e abbiamo iniziato a correre verso la macchina. La nostra era una delle più vicine e ho pensato che fossimo stati fortunati. Ma non avevamo idea di cosa sarebbe successo solo pochi minuti dopo", dice la 29enne.

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"All'improvviso, mentre eravamo sulla strada, due macchine davanti a noi si sono scontrate, sono entrate una dentro l'altra. Non capivo cosa stesse succedendo perché le esplosioni nel cielo coprivano qualsiasi altro rumore. Ho pensato di scendere per aiutare le persone sulle altre auto. Ma, appena abbiamo aperto la portiera, hanno iniziato a spararci addosso", ha ricordato ancora Noa.

"Ho visto un uomo davanti a noi, un terrorista, che ci sparava contro. Ho urlato al dj di uscire e di nascondersi dietro la portiera. C'erano persone che sparavano anche alle nostre spalle, pensavamo fossero soldati ma abbiamo capito subito che anche loro volevano colpire noi. Sulla nostra macchina ci sono ancora i buchi delle pallottole. Alcuni feriti sono riusciti a raggiungerci strisciando e a nascondersi lì con noi. Mi sono guardata intorno e ho visto che eravamo circondati, non sapevamo dove scappare. Ho detto a tutti di entrare di nuovo in macchina, anche a chi non erano con noi dall'inizio, non volevo lasciarli lì".

La foto dei buchi delle pallottole sulla macchina della ragazza sopravvissuta.
La foto dei buchi delle pallottole sulla macchina della ragazza sopravvissuta.

A quel punto, la ragazza ha provato a fare marcia indietro, "ma la macchina non partiva e ci sparavano da tutte le direzioni". Solo dopo lunghi minuti, sono riusciti a girare l'auto e a scappare. Prosegue la 29enne: "Sparavano contro le macchine che venivano verso la nostra direzione, ho visto che le persone alla guida venire colpite e le auto andare fuori strada. Mi sono detta di continuare a guidare e andare avanti, ho spinto sull'acceleratore".

"In macchina con noi c'erano una persona ferita a una gamba e l'altra a un braccio", ricorda ancora Noa. "Ho capito che dovevamo correre all'ospedale e che non potevamo fermarci per nessun motivo. Ho anche avvisato le persone che erano rimaste al rave e ho detto di non lasciar andare via nessuno, che ci stavano aspettando armati sulla strada. Poi ho guidato per 40 minuti fino all'ospedale più vicino. Eravamo spaventati, sentivamo i missili. Sono rimasta in ospedale 4 ore e ho visto arrivare gli altri feriti".

Durante, quei momenti concitati la 29enne ha detto di aver cercato di chiamare la polizia, i soccorsi, "ma non avevano idea di cosa stesse succedendo, siamo stati i primi a chiamarli e non sapevano dirci nulla. C'erano tantissime persone ferite o morte sulla strada". Dopo essere stata ospitata per alcune ore da un amico del suo capo, alla fine la ragazza è riuscita a rientrare a casa, a Tel Aviv.

Ora però regna l'incertezza: "Non ci stanno dicendo nulla, non abbiamo idea di cosa sia successo a chi era con noi alla festa – spiega Noa – Ci sono alcuni miei amici che non sono stati ancora trovati, nessuno sa dove siano. Ho visto altri venir uccisi, ma nessuno sa se i loro corpi sono stati trovati o se sono stati presi (da Hamas, ndr). Le persone erano venute al Festival solo per ballare, per divertirsi, non stavamo facendo nulla di male", aggiunge la 29enne. "Noi non siamo soldati, non eravamo lì per combattere. Non avevamo armi con noi per difenderci, è stato un massacro alla luce del sole. E le persone devono sapere cosa è successo".

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