Un giurato è antirazzista: Chauvin chiede di annullare la condanna per l’omicidio di George Floyd
Gli avvocati di Derek Chauvin, l'ex agente di polizia di Minneapolis condannato per l'omicidio del 46enne afroamericano George Floyd, hanno presentato ricorso in appello chiedendo l'annullamento della sentenza di condanna emessa in primo grado. Nella richiesta si legge come a Chauvin sia stato negato il diritto a un giusto processo: in particolare i legali dell'ex poliziotto sostengono che tra i dodici membri della giuria ce ne fosse stato uno che aveva in precedenza partecipato a una manifestazione antirazzista, circostanza che – secondo gli avvocati – solleverebbe non pochi dubbi sulla sua imparzialità.
L'uomo a cui fanno riferimento i legali di George Floyd si chiama Brandon Mitchell, è un nero di 31 anni e la sua "colpa" sarebbe quella di aver manifestato quello che, nel 2021, dovrebbe essere ovvio: il suo antirazzismo. Mitchell è stato fotografato con indosso una maglietta del movimento Black Lives Matter con la scritta "Toglimi le ginocchia dal collo", e ciò è bastato a definirlo non abbastanza imparziale. Intervistato dalla stampa statunitense il 31enne ha ammesso di aver effettivamente partecipato a una grande manifestazione antirazzista organizzata alla fine dello scorso agosto a Washington in occasione dell'anniversario dello storico discorso del leader dei diritti degli afroamericani Martin Luther King: "I have a dream ". L'uomo – in un questionario inviato ai potenziali giurati prima del processo – aveva affermato di non aver mai preso parte a manifestazioni di protesta contro le violenze della polizia seguite alla morte di George Floyd.
Jeffrey Frederick, esperto giurista, ha spiegato a France Press che le risposte di Brandon Mitchell erano tecnicamente corrette dal momento che stava prendendo parte a una commemorazione; quella, per l'appunto, del discorso di Martin Luther King. Frederick ha tuttavia aggiunto che il 31enne potrebbe essere interrogato dal giudice per verificare se avesse delle idee preconcette tali da pregiudicare l'esito del processo celebrato nei confronti di Derek Chauvin. Appare, tuttavia, estremamente improbabile che questa circostanza possa giustificare l'annullamento della sentenza di colpevolezza emessa nei confronti dell'ex poliziotto di Minneapolis.