Ultimo venerdì di Ramadan a Gerusalemme: soldati israeliani coi mitra spianati tra i fedeli palestinesi
Una fila infinita di macchine attende davanti al checkpoint che separa Betlemme da Gerusalemme. Migliaia di palestinesi non possono accedere alla Città Santa per l’ultimo venerdì di Ramadan. Quest'anno Israele ha concesso pochissimi permessi ai palestinesi che vivono nella Cisgiordania occupata e che hanno chiesto di poter entrare a Gerusalemme Est, anch’essa occupata, per pregare dentro la moschea di Al-Aqsa nel mese sacro di Ramadan.
Ma anche a chi vive dentro Gerusalemme non è garantito l’accesso al terzo luogo di culto più importante per i fedeli musulmani. Majidi ha 35 anni, cammina con il suo tappetino per la preghiera lungo le vie di Gerusalemme vecchia. "Questa è la prima volta che mi hanno lasciato entrare alla spianata delle moschee, dall’inizio del Ramadan mi hanno sempre rimandato indietro. Possono farlo come e quando vogliono, è tutto a discrezione dei militari israeliani qui", racconta. Quest’anno, infatti, Israele ha "concesso" solo agli uomini di età superiore ai 55 anni e alle donne maggiori di 50 l’accesso alla moschea, le persone più giovani devono superare una procedura molto difficile per entrare. Devono ottenere dagli israeliani una speciale tessera magnetica di sicurezza, che richiede molto tempo prima di essere acquisita e non tutti riescono a ottenerla.
Di fatto la moschea di Al-Aqsa per questo Ramadan è diventata inaccessibile alla maggior parte dei palestinesi. Secondo Mustafa Barghouti, segretario generale dell’Iniziativa Nazionale Palestinese, a oltre il 95% dei palestinesi è stato impedito finora l’accesso al loro luogo sacro. Intanto al di là della porta di Damasco, tra le intricate vie di Gerusalemme vecchia un massiccio cordone di militari israeliani presidia ogni angolo. Bambini alti un metro corrono tra fucili due volte più grandi di loro. "Sei musulmano? Quanti anni hai? dammi il documento", è la prassi a cui devono sottoporsi tutti i palestinesi ad ogni gate di accesso alla moschea.
I cecchini presidiano la porta di Damasco e la tensione si taglia con il coltello. Eppure questo venerdì di Ramadan non è tanto diverso da tutti gli altri. Un uomo sull’uscio della sua bottega dice, indicando i militari: "Questo è solo un altro venerdì di Ramadan". Ci ricorda come da anni il diritto alla libertà di culto dei palestinesi venga continuamente violato da Israele specialmente nel mese sacro di Ramadan. Ci ricorda che un anno fa, oggi, l’esercito di Tel Aviv faceva incursione dentro la Moschea di Al-Aqsa, lanciando lacrimogeni e picchiando la gente con i manganelli. C’erano donne, uomini e bambini che urlavano, ripresi da immagini che pochi in occidente hanno visto. Oggi è dunque solo un altro ultimo venerdì di Ramadan, tra le preghiere dei fedeli, le file immense ai checkpoint e la solita violenza dell’esercito israeliano.