Uganda, annullata la legge che prevedeva l’ergastolo per gli omosessuali
Lo scorso 24 febbraio il presidente dell'Uganda Yoweri Museveni ha promulgato una legge che ha fatto molto discutere e che prevedeva una repressione ferrea nei confronti degli omosessuali: 14 anni di carcere per le persone alla prima condanna e addirittura l'ergastolo nei confronti dei recidivi, ovvero coloro che avevano ripetutamente avuto rapporti gay. Ebbene, questa mattina il provvedimento è stato annullato da una sentenza della Corte Costituzionale ugandese, che ha riscontrato gravi irregolarità nella norma e l'ha quindi definita "nulla". La legge, come si ricorderà, aveva già fatto molto discutere la comunità internazionale, con gli Stati Uniti che in prima fila avevano minacciato sanzioni nei confronti del paese e le organizzazioni per i diritti umani sul piede di guerra. Nel breve volgere di pochi mesi, in effetti, decine di personaggi influenti avevano interrotto i loro rapporti con l'Uganda, sospendendo anche le donazioni di carattere "umanitario".
L'abrogazione della legge è stata salutata con gioia dai sostenitori dei diritti dei gay malgrado alcuni passaggi non siano stati intaccati: ad esempio l'articolo 145 del codice penale, risalente all'epoca del dominio coloniale britannico, rimane in vigore malgrado punisca con l'ergastolo i "rapporti carnali contro natura" (non si parla, tuttavia, di quelli omosessuali).