Ue-Italia, Juncker: “Non siamo banda di tecnocrati”. Renzi: “Finito tempo dei diktat”
Non si ferma il botta e risposta tra Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, e Matteo Renzi. Dopo lo scambio di ieri, Juncker ha oggi rivendicato di non essere una "banda di tecnocrati e di burocrati" e ha affermato che è importante "guardare la realtà degli Stati membri" nell'interpretazione e applicazione del Patto di stabilità con la necessaria flessibilità, anche se non bisogna "tradire i principi del Patto, che comunque funziona". Secondo il presidente del Consiglio italiano, però, "il tempo dei diktat è finito".
"In Europa ci vuole molta pazienza e al tempo stesso una determinazione ardente", ha affermato il presidente della Commissione Ue. "Non bisogna perdere la pazienza, in Europa i progressi si fanno molto lentamente ma si fanno. Ogni volta che il continente è stato in pericolo gli europei hanno trovato un rimedio", ha concluso.
Ieri Juncker aveva dichiarato che l'Italia lanciava "attacchi a torto" verso le istituzioni dell'Unione europea, in tema di eccessiva austerity: "Non bisogna più dire, cioè se si vuole dirlo si può dirlo ma alla fine me ne frego, che le politiche di austerità siano continuate con questa Commissione come precedentemente". A queste affermazioni Renzi aveva risposto di non "voler fare polemica".
Oggi, invece, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha fatto riferimento a un "dialogo costruttivo" con l'Ue: "Permettetemi di rivendicare che la svolta delle politiche della Commissione Europea c'è stata anche, e io direi forse soprattutto, grazie all'azione che la presidenza italiana del 2014 ha fatto dal punto di vista delle priorità economiche. La flessibilità legata alle riforme e agli investimenti sono il frutto di quel dibattito".