Ue, Estonia contraria ai ricollocamenti: “Su questione migranti non daremo risposte all’Italia”
Le richieste avanzate dall'Italia in merito a un impegno più concreto degli Stati membri dell'Unione europea rispetto alla gestione dei flussi migratori provenienti dal Nord Africa attraverso il Mar Mediterraneo probabilmente rimarranno lettera morta. Dopo l'iniziale smarcamento del presidente francese Emmanuel Macron, che ha dichiarato di essere intenzionato a fornire supporto ai soli richiedenti asilo, escludendo dunque i cosiddetti migranti economici, ora è l'Estonia, che si appresta a cominciare il suo semestre di presidenza europea il prossimo 1 luglio, a sancire un sostanziale diniego. Il ministro Andres Anvelt, che il 6 e 7 luglio guiderà la riunione informale dei ministri dell'Interno Ue, ha dichiarato: "All'Italia non daremo nessuna risposta. Ascolteremo quali sono stati i cambiamenti che quest'ultima settimana hanno indotto Roma a minacciare la chiusura dei suoi porti alle navi delle ong, per vedere come affrontare la questione della protezione delle frontiere, dei porti e le relazioni con la Libia". Si profila dunque un'accesa battaglia in sede europea, una battaglia che in realtà è iniziata già molti mesi fa, con il rifiuto di numerosi Stati Membri a partecipare alla ricollocazione delle quote di migranti sui propri territori.
"Daremo un primo segnale sulla protezione delle frontiere, la riduzione al massimo dell'immigrazione illegale e i rimpatri, poi sarà più facile procedere sul resto, come i ricollocamenti e la riforma del sistema d'asilo europeo. Il file più complicato è quello della solidarietà, ma ci dobbiamo muovere con capacità di comprensione per gli altri e forse non sono state sfruttate al massimo tutte le possibilità che l'Ue ha in termini economici e diplomatici, dalla cooperazione con i Paesi terzi come la Libia all'ulteriore rafforzamento delle competenze di Frontex ed Easo", ha proseguito il ministro estone.
In sostanza sembra che Tallin sia intenzionata ad arginare la pressione migratoria bloccando le partenze alla fone, più che a condividere le responsabilità della gestione dell'accoglienza dei migranti. "Da tempo stiamo conducendo una battaglia per cancellare il criterio ipocrita del primo Paese d'accesso e sostituirlo con un meccanismo centralizzato e permanente di ricollocamento. Trovo vergognoso che l'unica cosa su cui i governi europei riescano a trovare un accordo sia l'esternalizzazione delle frontiere e delle responsabilità sull'accoglienza, parlando solo di accordi con la Libia e i Paesi terzi per evitare l'arrivo dei migranti, mentre non fanno un passo avanti su Dublino", ha commentato l'europarlamentare di Possibile Elly Schlein.
Replicando alle richieste avanzate dall'Italia, il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha dichiarato: "Vedrò con il primo ministro italiano e con il primo ministro greco la prossima settimana quali ulteriori sforzi la Commissione possa attuare per aiutare l'Italia e la Grecia nelle loro difficili sfide", sottolineando di aver fatto presente all'Estonia la difficile situazioen: "Ho detto che Italia e Grecia non possono essere lasciati soli".
"La nostra posizione è molto chiara. I Paesi che sono colpiti particolarmente dal fenomeno non possono essere lasciati soli con un alto numero di profughi e di migranti. Responsabilità e solidarietà degli altri stati Ue devono andare insieme. L'Ue e il governo tedesco lavorano in modo intenso per cercare una soluzione comune in Ue, ma è chiaro che non siamo arrivati ancora all'obiettivo. La cancelliera ha assicurato sostegno all'Italia, lo facciamo già, mandando esperti di asilo e partecipando alla ricollocazione dei profughi: offriamo all'Italia, come a Turchia e Grecia, ogni mese, fino a 500 posti", ha commentato la portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel.