Guerra Ucraina, pacifisti italiani a Leopoli in corteo contro la guerra: “Portate 35 tonnellate di aiuti”
Con oltre 70 mezzi, 35 tonnellate di aiuti umanitari e 200 volontari, la Carovana per la pace "Stop the war now" promossa dal mondo cattolico, a cui hanno aderito diverse ong e associazioni italiane, è la più grande operazione umanitaria in Ucraina dall'inizio del conflitto. Partiti all'alba del 31 Marzo da Gorizia, i mezzi degli attivisti italiani hanno attraversato l'est Europa entrando in zona di guerra all'alba del 2 aprile e arrivando a Leopoli. Ad aprire la strada ai corridoi umanitari dal basso era stata Mediterranea Saving Humans che 15 giorni fa aveva tenuto una prima missione, nella quale oltre a portare aiuti umanitari è stato offerto un passaggio sicuro a 177 persone di 7 nazionalità differenti. Anche la carovana "Stop the war now" offrirà un passaggio sicuro ai profughi, consolidando le attività dal basso dell'associazionismo italiano impegnato in zona di guerra. Ma non solo, la carovana ha lo scopo di essere una iniziativa contro la guerra, ed infatti si è tenuta una manifestazione contro la guerra davanti alla stazione di Leopoli, dove ogni giorni migliaia di persone provano a scappare dalle bombe.
In piazza contro la guerra: "È diplomazia dal basso"
Gli aiuti umanitari, principalmente materiale medico sanitario e cibo a lunga conservazione, sono stati scaricati presso diverse strutture, il centro "Don Bosco" dei padri Salesiani, la sede della Caritas e alla sede del centro culturale "Piattaforma per l'educazione ucraina". Nel pomeriggio poi la manifestazione alla stazione di Leopoli da dove ogni giorni migliaia di persone cercano di scappare dal conflitto. "La marcia di oggi è un segno tangibile contro la guerra e testimonia che i popoli dal basso non si lasciano solo – spiega a Fanpage.it, Elena Fusar Poli, capomissione di Mediterranea Saving Humans – oggi siamo in 200 dall'Italia, ma il nostro appello va alla società civile internazionale, la nostra è diplomazia dal basso contro la guerra, che afferma in primis che questo conflitto non può essere derubricato a mera cronaca, parliamo di vite umane e di una tragedia umanitaria alle porte dell'Europa". I manifestanti, circa 200, hanno sfilato con sciarpe bianche con la scritta "Stop the war" ed hanno portato in piazza striscioni contro la guerra. Gli attivisti italiani hanno incontrato diverse realtà associative ucraine: "Sono tutti molto preoccupati dal fatto che la guerra possa essere normalizzata nel dibattito internazionale" sottolinea Fusar Poli. I van di Mediterranea porteranno in Italia dei profughi di guerra, come già avvenuto durante la prima missione. "In tantissimi ci hanno chiesto un passaggio sicuro – spiega la capomissione – non abbiamo posto per tutti, fuori alla stazione di Leopoli, ci sono migliaia di persone che aspettano di poter scappare in un luogo sicuro. Torneremo presto nuovamente. Ripartiranno con noi molte persone che sono arrivate qui a Leopoli da Mariupol, una città completamente distrutta". Tra le adesioni alla carovana anche "Un ponte per" che a Leopoli è presente con il suo co presidente Alfio Nicotera: "Abbiamo portato aiuti umanitari ad una popolazione che già prima della guerra viveva in difficoltà – spiega a Fanpage.it – abbiamo visto le bidonville a Leopoli, e tante persone disperate, la guerra produce povertà e miseria".
Una risposta all'attacco ai pacifisti: "Noi in campo dove la politica rinuncia"
Proprio negli ultimi giorni il mondo pacifista italiano è stato attaccato duramente, e la carovana è una risposta agli attacchi: "Dal direttore dell'Avvenire fino al Papa, il mondo pacifista è finito sotto attacco – spiega Alfio Nicotera – la nostra iniziativa umanitaria ha raccolto la sfida di una vera campagna nazionale contro i pacifisti, noi sappiamo bene dove sono le maggiori ragioni e i maggiori torti, ma siamo contro l'invio di armi, i pacifisti entrano in gioco con iniziative come queste laddove la politica rinuncia a fare il proprio dovere, noi proviamo a mettere insieme tutti intorno ad un tavolo per far tacere le armi". Il sostegno dei pacifisti italiani va anche a chi manifesta in Russia contro la guerra: "Il popolo russo è vittima di Putin – sottolinea il co presidente di Un ponte per – sosteniamo i pacifisti russi che manifestano mettendo a rischio la loro libertà a Mosca e San Pietroburgo. Noi dobbiamo coltivare i semi della nonviolenza, anche se sono pochi, perché saranno loro la speranza del futuro di questi due popoli". La carovana è nata innanzitutto in seno al mondo cattolico, per iniziativa della Fondazione Giovanni XXIII e di molte altre realtà cattoliche.
"Ci siamo mobilitati per dare supporto ai rifugiati della guerra in Ucraina – ha spiegato Chiara Amirante della Comunità Nuovi Orizzonti in una nota – abbiamo messo a disposizione le nostre strutture in Italia per fornire riparo e sostegno a chiunque ne avesse bisogno soprattutto con l'obiettivo di portare aiuti in loco e accogliere persone fragili, con disabilità, bambini oncologici e malati, mamma e bambini e anziani. Siamo pronti a tutto pur di garantire un futuro più sicuro a questi nostri fratelli e sorelle".
Secondo il Ministero dell'Interno sono 79mila i profughi ucraini già presenti in Italia. Il governo ha predisposto circa 75mila posti di accoglienza: 15mila verranno attivati tramite i Comuni, le associazioni del Terzo settore, i Centri di servizio per il volontariato, associazioni ed enti religiosi civilmente riconosciuti, e andranno ad aggiungersi agli 8mila nei centri per migranti (Cas e Sai).
La Protezione civile, con un'ordinanza, ha predisposto inoltre forme di sostentamento per 60mila persone, titolari della protezione temporanea, che abbiano trovato autonoma sistemazione, per un periodo di tre mesi dall'arrivo in Italia: ogni profugo ha diritto a 300 euro mensili per tre mesi. Per chi verrà accolto nel sistema pubblico è previsto invece un sussidio di 33 euro al giorno, pro capite, soldi che serviranno a coprire anche le spese delle famiglie ospitanti. Ma la macchina dell'accoglienza in Italia, ad un mese e mezzo dall'inizio della guerra, si sta muovendo molto lentamente e non tutte le Regioni e le Prefetture hanno pronti i piani di accoglienza.