Ucraina, la guerra rischia di tornare a Ovest: “Il bombardamento di Leopoli è stato uno shock per i civili”
Mediterranea Saving Humans è una delle associazioni che opera in Ucraina dall'inizio della guerra con aiuti umanitari e progetti specifici per la popolazione civile. Dallo scorso mese di agosto nella città di Leopoli, è stato avviato il progetto "Med Care for Ukraine", grazie a dei team sanitari, composti da medici, infermieri e psicologi, che si danno il cambio ogni 10 giorni dall'Italia e con un ambulatorio medico mobile offrono l'assistenza sanitaria di base ai profughi scappati dall'est del paese. Le attività dell'associazione italiana si svolgono nei campi profughi istituzionali e nei luoghi di accoglienza informali, distribuiti nella città più ad Ovest dell'Ucraina, diventata una sorta di città rifugio per tutti quelli che scappano dai bombardamenti e dall'occupazione dell'esercito russo. I recenti bombardamenti che hanno colpito la città hanno avuto un effetto devastante. Non solo dal punto di vista materiale, con la distruzione in due giorni di 4 centrali elettriche nell'oblast di Leopoli, ma anche per l'impatto psicologico sulla popolazione che dall'inizio della guerra si sentiva più sicura rispetto al resto del paese. Ora la paura ha invaso la città. Elena Fusar Poli è la capomissione di Mediterranea Saving Humans che ha guidato la colonna umanitaria che ha portato la fornitura di aiuti umanitari e medicinali che l'associazione italiana invia a Leopoli ogni mese. L'abbiamo contattata per capire la situazione in città dopo i bombardamenti.
Qual è stato l'impatto dei bombardamenti degli ultimi giorni a Leopoli?
Noi siamo arrivati in città e la prima cosa che abbiamo percepito è un senso di paura diffuso, molto diverso dal clima che abbiamo respirato nei mesi scorsi. Dopo i bombardamenti dei giorni scorsi la popolazione ha paura ed è in uno stato di shock, ci sono persone che ci hanno raccontato di essere state nei rifugi anche 5 ore di fila. Prima le persone erano abituate a sentire gli allarmi antiaereo, ma non tutti andavano nei rifugi, perché gli allarmi difficilmente corrispondevano a bombe che effettivamente cadevano sulla città. Adesso i cittadini hanno visto i missili passare sulla loro testa, hanno vista la centrale elettrica che alimenta la città venire colpita duramente. L'impressione che abbiamo è che l'impatto psicologico dell'attacco alla città sia stato ancora più pesante di quello essenzialmente bellico. Parliamo con chi vive qui a Leopoli e li vediamo con le lacrime agli occhi, espressioni che fino ad ora avevamo visto sui volti di chi arrivava qui da Mikolaiv o da Kharkiv ed avevano trovato rifugio in città.
Leopoli è diventata la meta dei profughi dell'est del paese, oggi come si presenta?
Le scuole sono chiuse e non si sa quando riprenderanno. Questo è un elemento che ci ha colpito molto, perché non era mai successo che si sospendessero le lezioni senza saperne la ripresa. La città resta affollatissima come sempre, qui si sono rifugiati tutti quelli che sono scappati dall'Est, c'è un grande traffico ed hanno ripreso a circolare i mezzi pubblici, che dopo i bombardamenti erano rimasti fermi. Per 2 giorni la città è rimasta senza luce, acqua e gas. Adesso le forniture sono riprese, ma gli approvvigionamenti sono comunque provvisori. C'è la sensazione che il black out possa ritornare da un momento all'altro. Le attività lavorative proseguono, e questo è uno dei dati di contraddizione della città, ma come ci dicono i salesiani del Don Bosco di Leopoli: "Ogni minima attività di socialità è importante, se ci arrendiamo alla paralisi è finita". Di sicuro non ci sono le condizioni per muoversi in sicurezza tra città e città, da quando veniamo in questa zona dell'Ucraina, dall'inizio della guerra, è il periodo in cui avvertiamo il maggiore pericolo. Siamo stati per 3 ore alla frontiera per riuscire ad entrare nel paese, i controlli sono minuziosi e lungo le strade c'è la massima allerta.
Che tipo di aiuti avete portato in Ucraina?
Il nostro progetto "Med Care for Ukraine" fornisce l'assistenza medica alle persone ospitate nei campi profughi qui a Leopoli, quindi innanzitutto abbiamo portato i farmaci che i nostri team medico sanitari somministrano ai pazienti. Ma abbiamo portato anche abiti caldi, coperte, piumoni. C'è un dato, hanno colpito le fonti energetiche della città proprio all'inizio del periodo invernale e questo ha un impatto notevole. Abbiamo portato generatori di corrente, stufe a petrolio e stufe elettriche e dei bruciatori a gas da campo per le cucine dei campi profughi, ed una fornitura di acqua potabile. Inoltre, come sempre, cibo e prodotti per l'igiene che distribuiremo nei campi e ai nostri partner il network Insight e il centro Don Bosco.
Come sono in questo momento le condizioni di vita della popolazione civile?
Peggiorano senza dubbio, i sette mesi di guerra si fanno sentire e soprattutto la difficoltà dei collegamenti commerciali ha prodotto l'innalzamento dei prezzi per i beni di consumo e per il cibo. Leopoli ospita migliaia di persone povere che sono scappate da altre città, quindi l'innalzamento dei prezzi incide moltissimo sulle condizioni di vita. Abbiamo visto che si stanno formando dei piccoli gruppi di auto mutuo aiuto, famiglie e singoli che si mettono insieme unendo i pochi risparmi rimasti e una piccola delegazione di una o due persone si reca in Polonia, passando il confine, per acquistare generi di prima necessità. Li pagano meno in Polonia che in Ucraina. Il confine dista circa 1 ora e mezza da Leopoli. Le persone si organizzano ed a turno vanno a fare la spesa oltre confine, spesso dall'altro lato, in Polonia, hanno una parte della famiglia che si è messa al sicuro all'interno dei confini europei.