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Guerra in Ucraina

Ucraina, con l’inverno è rischio collasso: migliaia di profughi ammassati nell’ovest del paese

Migliaia di profughi sono fuggiti nelle città dell’ovest del paese, ma con l’inverno alle porte c’è il rischio di una crisi umanitaria. Siamo andati a Leopoli, dove sono ospitati nei container, con alcune attività esclusivamente all’aperto. La paura di chi vive il dramma degli sfollamenti è tanta: “Abbiamo paura di essere dimenticati”
A cura di Antonio Musella
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La guerra in Ucraina ha prodotto circa 5 milioni di profughi, si tratta di persone che sono scappate dalle loro città colpite dai combattimenti e dai bombardamenti. Lugansk, Donetsk, Cherson, Kharkiv, e tante altre località i cui nomi abbiamo imparato a conoscere attraverso i bollettini quotidiani della guerra. La paura è che il conflitto diventi un' "abitudine" per i paesi occidentali ed Europei in particolar modo. Oggi il flusso dei profughi di guerra riguarda l'ovest dell'Ucraina dove centinaia di migliaia di persone cercano rifugio dopo aver perso tutto. Leopoli è la città più grande dell'Ucraina occidentale, ed è qui che in migliaia attendono l'evoluzione del conflitto. In pochi hanno un posto dove stare nei campi profughi costruiti alla periferia della città ed in migliaia sono senza fissa dimora in città. Fanpage.it ha visitato il campo profughi di Sikhiv alla periferia di Leopoli ed ha seguito Mediterranea Saving Humans, l'associazione italiana che porta aiuti ai profughi di guerra, in una delle sue missioni umanitarie.

Campo profughi di Sikhiv - Leopoli (Ucraina)
Campo profughi di Sikhiv – Leopoli (Ucraina)

"Migliaia di profughi senza accoglienza, si rischia la crisi umanitaria"

Il quartiere di Sikhiv è alla periferia sud della città, un insieme di palazzoni di epoca sovietica dove vive la popolazione più povera della città. Qui, su un terreno che avrebbe dovuto ospitare una chiesa cattolica, i padri salesiani del Don Bosco hanno deciso di realizzare un campo profughi, mettendo i terreni a disposizione del governo. Si tratta di un campo container come quelli realizzati per i terremotati, allestito con infrastrutture della protezione civile polacca, di quella italiana che ha donato una cucina da campo e dell'Ordine di Malta che ha donato dei tendoni. "Qui ospitiamo circa 350 persone e di questi 110 sono bambini – ci spiega padre Andrij Platosh del Don Bosco di Leopoli – ma ci sono migliaia di persone che attendono di trovare un alloggio, un riparo, e vagano per la città per cercare un posto dove stare. Molti vengono qui per chiedere di essere ospitati ma noi non possiamo, c'è una fila da rispettare. Solo per questo campo ci sono 2000 persone in lista d'attesa". Si tratta di persone che vengono dalle regioni dell'Est, dai villaggi poveri, e che si sono trovate catapultate nella città più occidentale dell'Ucraina, ma in uno dei quartieri più poveri. Sono prevalentemente russofoni, il che può generare qualche problema di integrazione con la popolazione locale, soprattutto si tratta di persone che in gran parte non erano mai stati nell'Ovest del paese, e ci si ritrovano da profughi di guerra. "Ogni aiuto è benedetto – ci spiega padre Andrji – perché non è mai sufficiente, qui arriva gente in continuazione. Molti hanno problemi di salute, c'è chi è sulla sedia a rotelle, chi non ha una gamba, i bambini vengono da scenari di guerra orribili e c'è bisogno di tutta l'assistenza possibile".

A Leopoli ci sono altri due campi come questo, uno a Naukova, gestito dall'esercito e l'altro nei pressi del Policlinico della città, gestito anche quello dal governo. Hanno più o meno tutti la stessa capienza, una goccia nel mare rispetto al flusso di persone in fuga che arriva da est e che non vuole spostarsi in Europa. Non hanno nessuno da cui andare, sono poveri e non possono permettersi un viaggio della speranza, e soprattutto attendono in cuor loro, che la guerra finisca presto per tornare ai loro villaggi. "Queste persone hanno bisogno di ogni assistenza soprattutto dal punto di vista sanitario" sottolinea il padre salesiano. Claudio Pardini è un medico di base italiano ed è un volontario. Grazie al progetto "Med Care in Ucraina" di Mediterranea Saving Humans, un team medico dall'Italia ogni 10 giorni arriva qui per portare l'assistenza medica di base ai profughi. "Queste persone non vedevano un medico da mesi – spiega – hanno interrotto terapie, sono peggiorate le loro condizioni di salute. L'assistenza sanitaria qui viene garantita per un minimo alla popolazione residente, ma per i profughi c'è davvero poco. Ci sono persone con patologie croniche e non ci sono farmaci, grazie al progetto Med Care in Ucraina ora siamo in grado di somministrare le medicine di cui hanno bisogno".

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"Dopo cinque mesi di guerra, non c'è più nessuno"

"Tra quaranta giorni qui arriva la neve e sarà un dramma, la somministrazione del cibo nei campi profughi si fa all'aperto, non si potrà più fare in questo modo" ci spiega Denny Castiglione, capomissione di Mediterranea Saving Humans. La popolazione di Leopoli prova a continuare a vivere, le sirene che avvertono degli allarmi antiaerei suonano sulle app degli smartphone almeno 4-5 volte al giorno. Bisogna andare nei rifugi, dove sempre più spesso trovi i bambini, gli adolescenti, gli anziani, ma sempre meno gli adulti, quasi abituati alle sirene e non più disposti a correre sottoterra. Alla stazione di Leopoli, fino a qualche mese fa crocevia di profughi verso l'Europa, la situazione è più tranquilla. Il flusso ora è molto diverso, in pochi vanno in Europa, c'è chi può permetterselo o chi ha i parenti, per la maggior parte invece chi arriva in città ci resta. "C'è un gran numero di persone rifugiate qua ad Ovest che non hanno viveri e nemmeno un posto dove stare – sottolinea Castiglione – appena parli con la popolazione locale capisci la tensione che sta crescendo. Lo sfollamento obbligatorio imposto dal governo ucraino per alcune città dell'Est avrà sicuramente delle ripercussioni su questa situazione".

In pieno agosto Zelensky ha ordinato lo sgombero di Kherson, Charkiv e Zaporizhzhia, dove i russi hanno preso la centrale nucleare, e una nuova ondata arriverà a ovest del paese. Con l'arrivo dell'inverno il rischio di crisi umanitaria interna è altissimo. "Si rischia davvero di ritornare all'inizio della guerra quando qui a Leopoli c'era un ammasso di persone che scappavano dalla guerra – spiega Castiglione – ma la differenza è che ora c'è tutto un inverno davanti da novembre ad aprile, saranno mesi davvero molto difficili". La paura più grande per gli ucraini è quella di essere dimenticati. "Io personalmente ho paura – ci dice padre Andrji – siamo uomini e siamo abituati ad avere la tentazione di dimenticare quello che c'è intorno a noi". A testimoniare la preoccupazione degli ucraini è la diminuzione della presenza delle strutture internazionali nel paese. "All'inizio della guerra c'è stata una imponente mobilitazione di tutti gli Stati occidentali per portare aiuti e per essere presenti qui – commenta Castiglione – ora a cinque mesi dall'inizio della guerra non c'è rimasto quasi più nessuno".

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