Ucciso miliziano italiano filo-russo in Donbass: Edy Ongaro “si è lanciato su una bomba per salvarci”
Aveva 46 anni ed era di Portogruaro (Venezia), nome di battaglia Bozambo. Edy Ongaro, combattente con le forze separatiste pro-Putin del Donbass, è rimasto ucciso in battaglia, nel villaggio di Adveedka, a nord di Donetsk, colpito da una bomba a mano. Lo annunciano i suoi amici del Collettivo Stella Rossa. L'italiano si era arruolato nella Brigata Prizrack e poi nell'esercito regolate della Dnr e combatteva per le Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk. La notizia è stata confermata da Massimo Pin, amico di Ongaro, in contatto con esponenti della "carovana antifascista" che si trova nell'Oblast orientale. "Purtroppo è vero" ha detto Pin. Ongaro era in una trincea assieme ad altri soldati, quando è caduta una bomba a mano. Il 46enne si sarebbe lanciato con il corpo sull'ordigno, a protezione dei compagni, venendo ucciso all'istante dalla deflagrazione.
L'addio a Edy Ongaro del Collettivo Stella Rossa – Nordest
Ongaro "era un compagno puro e coraggioso ma fragile e in Italia aveva commesso degli errori" scrive il Collettivo Stella Rossa – Nordest. "In Donbass ha trovato il suo riscatto, dedicando tutta la sua vita alla difesa dei deboli e alla lotta contro gli oppressori. Ha servito per anni nelle fila di diversi corpi delle milizie popolari del Donbass fino alla fine dei suoi giorni". Il "martirio" di Edy Ongaro "serva a rompere il castello di bugie di questa guerra, ma soprattutto a rilanciare la lotta antifascista e internazionalista. Il sacrificio di Edy mostri la forza del proletariato che saprà portare al trionfo del comunismo". "Ti salutiamo Compagno Partigiano con il motto che ti era tanto caro: ‘Morte al fascismo, libertà al Popolo'", si conclude il post.
Perché era andato a combattere nel Donbass
Se potete, venite qui". Così Edy Ongaro nel 2015 parlava in un'intervista della propria decisione di raggiungere la regione per unirsi alle forze filo-russe contro l'Ucraina. "Mi chiamo Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo. Vengo dalla provincia di Venezia, Giussago di Portogruaro, un piccolo paesino come tanti in mezzo alla campagna", diceva nell'intervista a Spasidonbass.ru riproposta all'epoca da Antenna 3. "Con molto orgoglio e molto onore posso dire di essere parte della Prizrak, questo battaglione internazionalista, mi sento dal primo momento tra compagni e compagne. In ogni Stato, in ogni parte del globo c'è qualche minoranza, qualche etnia che viene calpestata e allora bisogna reagire", dice nell'intervista. A spingerlo nel Donbass "il rispetto verso se stessi e verso gli altri: questo dovrebbe portare molte persone, soprattutto per chi come me era in condizioni deplorevoli, scandalose per uno stato che si dice civile", a fare la stessa scelta di ‘Bozambo'. "A queste persone dico; se potete, venite qui", diceva. "Finché ci sarà aria nel mio corpo e finché sangue scorrerà, da qui non uscirò mai. La mia scelta è restare qui, sto cercando di avere la cittadinanza in queste repubbliche".