Uccise figlio appena nato, scoperta 25 anni dopo, evita il carcere: “La cella oggi non avrebbe nessuno scopo”

Per 25 lunghi anni la 55enne britannica Joanne Sharkey ha continuato la sua vita, con marito e figlio, tenendo nascosto a tutti un terribile segreto: l’omicidio del suo secondogenito appena nato. Per quello spaventoso infanticidio la donna però non andrà in carcere. Condannandola a due anni di reclusione nel processo concluso oggi, il tribunale di Liverpool infatti ha deciso di sospendere la pena affermando che il caso "richiede compassione".
Nella sentenza pronunciata venerdì, il giudice infatti ha affermato che il caso è stato "terribile e tragico allo stesso tempo" aggiungendo che "Questo caso molto triste richiede compassione” e che “Nessuno scopo utile sarebbe raggiunto con la reclusione immediata" della donna dopo tanti anni.
Condannandola per omicidio colposo, dopo aver affermato che la capacità di giudizio dell'imputata era stata "notevolmente compromessa" dalla grave depressione postnatale non diagnosticata di cui soffriva all'epoca dei fatti, il Tribunale inglese ha sollevato la questione se "una punizione appropriata possa essere ottenuta solo con la custodia immediata", stabilendo la sospensione della pena.
Il giudice ha affermato che è stato accertato che lo stato mentale dell'imputata "aveva sostanzialmente compromesso la sua capacità di formulare giudizi razionali o di esercitare autocontrollo" e che ciò è avvenuto anche dopo che si era sbarazzata del corpo del suo bambino. Se non fosse stato accertato il disturbo mentale, la donna sarebbe stata condannata a scontare un minimo di 20 anni di prigione. L'accusa aveva chiesto comunque una condanna tra i 7 e i 12 anni che però la Corte ha respinto.
Il corpicino del bimbo appena nato fu trovato avvolto in sacchi della spazzatura in un bosco nel 1998. La scoperta diede il via a una caccia a livello nazionale alla madre del neonato che però non portò a nulla. Solo nel 2023, grazie a un esame di routine di casi irrisolti, la polizia scoprì che il DNA del primogenito di Sharkey, arrestato per un reato non correlato anni prima, era molto simile a quello del bimbo.
La donna, ex funzionaria del consiglio comunale di Liverpool, era stata poi rintracciata dalla polizia e arrestata con l'accusa di omicidio. Si è scoperto che aveva tenuto nascosto la gravidanza e la nascita del bambino a tutti, compresa la sua famiglia, partorendo da sola in casa. Soffocò il neonato infilandogli della carta velina in bocca e poi avvolse il suo corpo in sacchi della spazzatura seppellendolo in un parco vicino dove fu ritrovato giorni dopo.
Secondo la polizia, la donna ha espresso "sentimenti di colpa e un senso di sollievo" quando è stata arrestata, aggiungendo che aveva pensato di dirlo a qualcuno "un milione di volte” senza mai trovare le parole e il coraggio.