Uccise con il gas centinaia di ebrei, oggi inizia il processo per uno degli ultimi nazisti
Johann Rehbogen, un’ex guardiano delle SS in un campo di concentramento nazista, rischia fino a 15 anni di carcere. Il processo contro l’uomo, di 94 anni, inizia oggi davanti alla corte di Münster, in Germania. Rehbogen è accusato di complicità nella morte di diverse centinaia di ebrei avvenuta nel lager di Stutthof, costruito nel 1939 vicino a quella che allora era la città libera di Danzica, ora Gdansk in Polonia. Secondo l’accusa, tra il giugno del 1942 e il settembre del 1944, l’ex nazista prestò servizio come guardiano del campo dove migliaia di ebrei vennero mandati a morire nelle camera a gas. “E’ accusato di aver partecipato alle operazioni di sterminio”, ha dichiarato Andreas Brendel, il procuratore distrettuale di Dortmund. “Molte persone – ha aggiunto – sono state gassate, uccise o lasciate morire di fame”.
Fondamentale per l’individuazione del criminale nazista è stata la testimonianza di Judith Meisel, una sopravvissuta agli orrori del lager. La donna, che ora ha 89 anni e vive negli Stati Uniti, ricorda ancora l’ultima immagine di sua madre, Mina, in piedi fuori da una camera a gas nel campo di concentramento di Stutthof. Come lei, altri 65.000 prigionieri furono inviati alla morte in quel campo di sterminio in Polonia. La scorsa estate, Cornelius Nestler, un professore e avvocato tedesco che ha rappresentato altri sopravvissuti all'Olocausto, ha messo in contatto Meisel con le autorità tedesche. Con grande sorpresa degli inquirenti arrivati dall'Europa, l’anziana ha riconosciuto subito due guardiani del campo di concentramento, Rehbogen e Harry Paul Fritz Schulz, di 92 anni. Il ricordo del primo, soprattutto, con il suo sguardo effeminato e le violenze sui prigionieri è rimasto indelebile nella sua memoria. “Mi rendo conto che questa persona all'epoca era un ragazzo – ha detto Meisel – tuttavia, le domande a cui deve rispondere sono una parte importante di questa storia”. “Come è riuscito a fare un lavoro tanto macabro essendo così giovane? Cosa ha pensato quando ha visto donne e bambini uccisi su scala industriale? Come ha spiegato il suo passato alla sua famiglia e ai suoi amici?”, si chiede la sopravvissuta alle atrocità naziste.
Dopo oltre 70 anni dalla fine della guerra mondiale e la sconfitta di Adolf Hitler, la Germania sta ancora facendo i conti con il suo oscuro passato. Rehbogen vista l’età difficilmente sconterà la sua pena ma processare i responsabili ancora in vita degli orrori nazisti rappresenta un dovere morale e simbolico, come ha sottolineato il procuratore distrettuale. “La Germania – ha dichiarato Brendel – deve perseguire questi crimini nazisti. Lo deve alle famiglie e alle vittime: è una questione legale e morale”. Da parte sua, l’accusato, interrogato dalla polizia nell'agosto del 2017, ha negato di essere stato a conoscenza delle atrocità commesse nel campo di concentramento. Secondo quanto ha riportato il quotidiano tedesco Die Welt, Rehbogen ha affermato che i prigionieri erano così magri perché il cibo era scarso per tutti, anche per gli stessi soldati. L’accusato è stato considerato dai giudici “mentalmente sano” e quindi in grado di essere sottoposto a giudizio.
In Germania non è il primo processo ad ex criminale nazista. Dopo la storica condanna a John Demjanjuk, un militare ucraino arruolatosi come ausiliario nelle file delle SS, esistono le basi legali per giudicare i crimini commessi più di 70 anni. Negli ultimi anni, i tribunali tedeschi hanno condannato anche Oskar Groening, contabile ad Auschwitz, e Reinhold Hanning – un'ex guardiano delle SS nello stesso campo, colpevoli di omicidi di massa. I due ex nazisti, però, sono morti prima di finire in carcere. Per lo storico tedesco Peter Schoettler, ci sono “importanti ragioni umanitarie e giuridiche” per avviare il processo contro Rehbogen. “Se lasciamo perdere – ha concluso – ci sarà una nuova scusa per non procedere in altri casi come questo e la legge non dovrebbe consentire eccezioni”.