Tutto al contrario: in Svezia un gruppo di “pro-mask” è accusato di terrorismo
La strategia mondiale nella lotta al Covid-19, come ormai tutti sappiamo, si incentra su distanziamento e mascherine. Soltanto la Svezia ha scelto di non imporre un vero lockdown e soprattutto di non imporre le mascherine. Chi vorrebbe indossarle e chiede al governo di rivedere la propria politica si è organizzato in un gruppo, i "pro-mask" che però dalla Svezia viene considerato di "cospirazione". Il gruppo ce l'ha con la scelta politica del paese e con i media, che non si sarebbero opposti ai danni che la mancata imposizione di un lockdown e delle mascherine possono causare. Chi ne fa parte dice di temere ritorsioni di nazionalisti, contrari alle mascherine e al lockdown.
Il gruppo pro-mask nasce a inizio pandemia, nell'aprile del 2020. Ne fanno parte ricercatori, accademici e professionisti. Lo scopo è quello di commentare le scelte del governo, ritenute sbagliate in materia di Covid, e quello di vigilare sulle notizie diffuse dai media nazionali riguardo la pandemia. La linea svedese era stata meno restrittiva fin da subito, senza l'imposizione di un lockdown che ha causato migliaia di morti, soprattutto nelle Rsa. La Svezia ha infatti perso circa 13mila persone a causa del virus contro i 2371 della Danimarca, i 759 della Finlandia e i 632 della Norvegia. Prima di dicembre, il gruppo non era noto al grande pubblico fino a quando Radio Sweden non ne ha fatto oggetto di inchiesta in una puntata del 9 febbraio dal titolo "Le preoccupazioni degli esperti su un gruppo Facebook segreto". L'idea era quella di "dimostrare la pericolosità del gruppo": il fatto che i componenti comunichino in inglese è, secondo la popolazione, un modo per diffondere un'idea scorretta della Svezia. Nei post condivisi nessun complottismo, solo discussioni accese quando un argomento è particolarmente sentito. Proprio sui toni accesi si sono soffermati i detrattori: Keith Begg, fondatore del gruppo, ha paragonato la scelta politica del Paese all'eugenetica nazista, una spietata politica di selezione e "correzione" della razza.
A quel punto, in molti si sono scagliati contro il gruppo definendolo una "minaccia per la democrazia". Il fondatore Begg, dopo aver ricevuto diverse lettere minatorie, è andato in Irlanda per proteggere la sua incolumità. Il gruppo però continua a criticare l'immunità di gregge (così come l'Oms) e accusa l'Agenzia della Salute Pubblica di aver diffuso fake news sul virus, come quella per cui non si trasmette per via aerea. Gli studenti sono obbligati ad andare a scuola senza poter chiedere la didattica a distanza sotto i 16 anni, altra scelta contestata dal gruppo pro-mask. I componenti del gruppo sono così bersagliati dall'opinione pubblica che spesso decidono di rimanere anonimi e lasciare il paese. Le strategie di governo però stanno risentendo di un calo di consenso (dal 72% al 54%) e qualche cittadino in più comincia a credere che la modalità di gestione della pandemia che prevede almeno l'utilizzo dei dispositivi di protezione personale è quella più saggia.