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Tutti i punti poco chiari del compromesso raggiunto con Ungheria e Polonia sullo stato di diritto

La scorsa settimana in Consiglio europeo è stato raggiunto un accordo con Ungheria e Polonia, che avevano posto veto al bilancio dell’Unione, per sbloccare (tra gli altri) i fondi del Recovery Fund. Ma come si è riusciti a superare lo stallo? Quale soluzione si è trovata con Budapest e Varsavia, che si opponevano al vincolo delle risorse europee allo stato di diritto? Proviamo a fare chiarezza, mettendo in evidenza tutti gli aspetti poco chiari e controversi di questo accordo.
A cura di Annalisa Girardi
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La scorsa settimana il Consiglio europeo è riuscito a sbloccare i soldi del Recovery Fund dopo un'impasse di diverse settimane a causa del veto posto da Ungheria e Polonia. Settimane in cui si temeva che lo stallo a Bruxelles avrebbe fatto tardare l'arrivo delle risorse europee a ben oltre la prima metà del 2021. Un ritardo che specialmente i Paesi più colpiti, tra cui l'Italia, non si potevano permettere. Ma come sono state superate le difficoltà a livello europeo? Come si è raggiunto un accordo con Varsavia e Budapest?

Prima di capire come si è risolto lo strappo tra i due Paesi e il resto degli Stati membri, che rischiava di bloccare a Bruxelles i soldi del Recovery Fund, va però chiarito come si era arrivati a questo punto. Ungheria e Polonia non avevano direttamente posto il veto al piano di rilancio dell'economia europea, ma a tutto il bilancio a lungo termine dell'Unione europea. Cioè il quadro finanziario pluriennale 2021-2027, al quale è legato il Next Generation Eu. Questo perché la Commissione europea aveva deciso di vincolare l'erogazione di questi fondi al rispetto dello stato di diritto. In altre parole, si chiedeva a tutti gli Stati membri di adeguarsi agli standard democratici definiti dall'Unione per accedere ai soldi del bilancio comunitario, e Ungheria e Polonia si sono opposte.

Come si è arrivati a un accordo con Ungheria e Polonia

Come si è arrivati a un accordo per sbloccare la situazione? Il Consiglio, pubblicando le sue conclusioni, ha sottolineato che si è cercata una "soluzione reciprocamente soddisfacente" per "rispondere alle preoccupazioni espresse in merito al progetto di regolamento relativo a un regime generale di condizionalità per la protezione del bilancio dell'Unione" assicurando il rispetto dei trattati dell'Ue, dell'identità nazionale degli Stati membri e dei principi di obiettività, non discriminazione e parità di trattamento degli Stati membri. Il Consiglio europeo ha quindi sottolineato che l'obiettivo del regolamento è quello di proteggere il bilancio dell'Unione, così come il Next Generation Eu, da ogni tipo di frode, corruzione e conflitto di interessi.

La Commissione ha però messo in chiaro che intende elaborare delle linee guida sulle modalità con cui va applicato il regolamento, che però saranno elaborate in stretta consultazione con gli Stati membri. "Qualora venga introdotto un ricorso di annullamento in relazione al regolamento, le linee guida saranno messe a punto successivamente alla sentenza della Corte di giustizia, in modo da incorporarvi eventuali elementi pertinenti derivanti da detta sentenza", si legge. E ancora: "Fino alla messa a punto di tali linee guida la Commissione non proporrà misure a norma del regolamento". In altre parole, finché non saranno addottate insieme agli Stati membri queste linee guida, non ci saranno cambiamenti e le cose continueranno a stare come stanno.

"Una semplice violazione non basta per attivare il meccanismo"

Non solo: andranno incontro a conseguenze solo specifiche violazioni. Precisamente solo quelle che avranno impatto nel bilancio dell'Unione: "Le misure a norma del meccanismo saranno prese in considerazione solo nei casi in cui le altre procedure previste dal diritto dell'Unione, anche nell'ambito del regolamento recante le disposizioni comuni, del regolamento finanziario o delle procedure di infrazione stabilite dal trattato, non consentano di proteggere più efficacemente il bilancio dell'Unione", afferma il documento. E comunque, anche in questo caso "le misure a norma del meccanismo dovranno essere proporzionate all'impatto delle violazioni dello stato di diritto sulla sana gestione finanziaria del bilancio dell'Unione o sugli interessi finanziari dell'Unione". Inoltre "il nesso di causalità tra tali violazioni e le conseguenze negative per gli interessi finanziari dell'Unione dovrà essere sufficientemente diretto e debitamente accertato".

E si ribadisce ancora una volta che "la semplice constatazione di una violazione dello stato di diritto non è sufficiente non è sufficiente ad attivare il meccanismo". Anche nel caso in cui si riscontrasse una violazione tale da far scattare la procedura, l'avvio formale sarà sempre preceduto da un dialogo approfondito con lo Stato membro interessato in modo da offrirgli la possibilità di porre rimedio alla situazione. Infine si conclude affermando che il regolamento si applicherà a decorrere dal 1° gennaio 2021 "e le misure si applicheranno solo in relazione agli impegno di bilancio previsti nell'ambito del nuovo quadro finanziario pluriennale, compreso Next Generation Eu".

I punti problematici dell'accordo

Alcune parti della soluzione trovata dal Consiglio non saranno facilmente accettate però dal Parlamento Ue, che già nei mesi scorsi aveva insistito perché ci fosse un controllo più severo dello Stato di diritto. Un problema con cui l'Unione si trova ad aver a che fare da diversi anni ormai. Ora potrebbe arrivare la risoluzione che soprattutto l'Europarlamento chiedeva, ma alcune delle principali richieste sono dovute essere accantonate per poter giungere a un'intesa con Budapest e Varsavia. In primis il fatto di legare legare le violazioni unicamente alle questioni economiche.

Ci sono poi diversi aspetti poco chiari o controversi. C'è, ad esempio, un ambio margine di interpretazione su cosa voglia dire ledere gli interessi finanziari dell'Ue. C'è poi la questione del vaglio preventivo della Corte di Giustizia, che (nel caso in cui vengano proposti ricorsi) farà tardare l'approvazione delle linee guida sulle modalità di applicazione del regolamento. Potrebbero volerci mesi, se non anni, per arrivare effettivamente a un meccanismo. Durante i quali tutto resterebbe com'è.

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