Turiste scandinave sgozzate in Marocco, tre condanne a morte e un ergastolo
Tre condanne a morte e un ergastolo. È questa la sentenza emessa oggi da un tribunale del Marocco nei confronti dei quattro principali imputati del processo sull'efferato omicidio delle due turiste scandinave avvenuto nel Paese nordafricano nel dicembre scorso. La sentenza è stata emessa da una dalla Corte d'assise d'appello di Salé, nei pressi del capitale Rabat. Accogliendo le richieste dell'accusa, i giudici hanno ritenuto colpevoli i quattro uomini accusati di essere gli esecutori materiali del duplice assassinio. Per l'accusa sono stati loro ad aggredire, stuprare e infine sgozzare barbaramente le due ragazze, che stavano facendo una vacanza nel Paese. Le tre condanne capitali probabilmente non saranno eseguite ma rimarranno in sospeso, come tutte quelle comminate negli ultimi 20 anni. Nel Paese infatti l'ultima esecuzione risale al 1993 e il re Mohammed VI non ha mai firmato un decreto di esecuzione da quando è salito al trono.
Lo stesso processo vedeva imputate anche altre venti persone di età comprese tra i 20 e i 31 anni, tutte ritenute colpevoli dal tribunale e condannate a pene che vanno dai pochi anni a decine di anni di carcere. Tutti infatti sono stati ritenuti complici dei principali indagati e cioè di Abdessamad Ejjoud, considerato il cervello della banda e autore materiale del delitto di una delle due ragazze, Younes Ouaziyad, che ha ammesso di aver ucciso l'altra giovane, e Rachid Afatti, che ha filmato la scena. L'ergastolo è andato Abderrahim Khayali, l'autistadel gruppo che si è allontanato al momento del delitto.
Il delitto delle due turiste scandinave in Marocco
Le due turiste , la 24enne danese Louisa Vesterager Jespersen e la 28enne norvegese Maren Ueland, furono ritrovate senza vita e decapitate ai piedi del monte Toubkal a Imlil, a circa 70 km da Marrakech, in una zona molto apprezzata dagli escursionisti sulle montagne dell'Alto Atlante, catena montuosa situata nel Marocco centrale. Stavano tentando la scalata alla cima più alta del Nord Africa quando nella notte tra il 16 e il 17 dicembre 2018, si consumò l'aggressione. Le due ragazze scandinave furono sorprese nel sonno nella loro tenda e abusate prima di essere brutalmente uccise. Un delitto così efferato che sconvolse l'intero Paese nordafricano dove a centinaia scesero in strada per chiedere scusa e giustizia. Dopo il delitto ci fu anche una rivendicazione in cui alcuni dei sospettati giuravano fedeltà all'Isis ma per gli inquirenti dietro l'aggressione non c'era alcuna movente religioso.
Le indagini, lunghe e complesse hanno identificato più di venti persone che in qualche modo hanno avuto un legame con l'aggressione. Già nell'aprile scorso era arrivata una prima condanna a dieci anni di reclusione con le accuse di associazione terroristica e apologia di terrorismo nei confronti di uno dei sospettati in un processo parallelo a quello sull'omicidio.