Turchia verso il divieto di aborto e cesareo: “Crimini contro l’umanità”
Anno 2012, Turchia: come arretrare di cent'anni in due semplici mosse – Evento numero uno: lo scorso dicembre, un convoglio trainato da muli oltrepassa clandestinamente il confine tra Turchia e Iraq. La rotta in questione viene abitualmente utilizzata dai guerriglieri curdi del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), organizzazione considerata terrorista sia dal governo turco che da quello statunitense – nonché dall'Unione Europea – e contro cui la Turchia, tra alti e bassi, è in lotta da decenni. Ma non è questa la sede per affrontare in maniera esaustiva la questione riguardante le relazioni tra la Turchia e la minoranza etnica curda, quel che è necessario sapere per comprendere quanto accaduto è che la situazione internazionale sta determinando enormi tensioni; tensioni che interessano soprattutto le zone vicine o confinanti con la Turchia. Il convoglio, dicevamo, attraversa clandestinamente una rotta segnalata tra quelle a rischio. La Turchia, temendo un attacco terroristico, lo abbatte bombardandolo da due F-16. Si scoprirà presto che all'interno del convoglio si trovano quaranta ragazzi curdi che contrabbandano carburante e piccoli beni verso l'Iraq. Lo scandalo esplode inesorabile e si gonfia sempre più con il passare dei mesi. Cresce inoltre la convinzione latente che le Forze Armate turche sappiano che si tratta di piccoli contrabbandieri curdi e abbiano deliberatamente ucciso dei loro connazionali – provenienti, tra le altre cose, dalla provincia filogovernativa di Uludere. Convinzione rafforzata delle dichiarazioni del Ministro dell'Interno, Idris Naim Sahin (e mai smentite dal Primo Ministro Recep Tayyip Erdoğan) secondo cui i giovani assassinati erano comunque dei delinquenti al soldo dei terroristi.
Cosa c'entra tutto questo con l'aborto e il cesareo? – Evento numero due: subissato dalle critiche e messo all'angolo dagli oppositori che lo accusano di procedere – da oltre due anni – a grandissimi passi verso il dispotismo, Erdoğan pensa bene di deviare completamente l'attenzione dichiarando che: "A quelli che ci accusano per Uludere rispondo che ogni giorno si consumano crimini peggiori: ogni aborto è peggio di Uludere!" e rincara la dose arrivando a dire davanti a centinaia di donne che l'aborto e i parti cesarei sono complotti segreti per fermare la crescita della Turchia. Dice proprio così: "complotti segreti". Da qui a quel che è accaduto dopo, il passo è brevissimo. Tutto comincia con lo sterminio di quaranta piccoli contrabbandieri curdi – a quanto pare i pro-life non hanno problemi con lo sterminio di esseri già nati – e, dopo una folle giravolta, ci si ritrova con una proposta di legge che vieta aborto e cesareo in ogni circostanza: anche in seguito a uno stupro – il quale, secondo il presidente della Commissione Parlamentare per i Diritti Umani turco, è un crimine di molto inferiore all'aborto che è invece un vero e proprio "crimine contro l'umanità"; anche se esistono comprovate malformazioni nel nascituro; anche se la madre sta rischiando la vita nel corso del travaglio. L'unico caso in cui sarà possibile abortire, infatti, sarà per "comprovate necessità mediche" e – comunque – limitatamente alle prime quattro settimane. Se la madre dovesse incontrare un rischio di morte alla quinta settimana, pazienza, sarà felice di crepare in compagnia del feto. Perché – forse è bene specificarlo: se la madre muore nel corso dei nove mesi, ci sono ottime probabilità che il feto muoia con lei. Ma non è tutto. Nell'incredibile delirio di dichiarazioni fuori da ogni logica che si sono succedute nelle ultime settimane, è bene annoverarne almeno un'altra, tanto per completare il quadro. Manca, infatti, l'opinione della massima autorità religiosa (che in Turchia è espressione della religione mussulmana) ovvero il Direttorato Affari Religiosi. Com'è facile immaginare, urla di giubilo si sono levate dai pulpiti ecclesiastici, perché finalmente si riconosce che la donna non ha alcun diritto a reclamare il suo corpo come suo. Queste le esatte parole dell'Autorità: "nessuna donna ha il diritto di dire ‘il corpo è mio', quindi non ha nessun diritto di proprietà su un figlio". D'altronde, i corpi delle donne – da che mondo è mondo – appartengono alle divinità che ottengono la maggioranza dei favori in seno a una determinata comunità. Lo sanno tutti, no?
Naturalmente sono moltissime le reazioni di indignazione, sia a livello nazionale che internazionale. Da Amnesty all'Osservatorio sui Diritti Umani, passando per le Associazioni di Medici e Ginecologi, il coro di condanna è pressoché unanime. Moltissime le donne che, in questi ultimi giorni, affollano le strade pretendendo il riconoscimento di un diritto che pareva ormai acquisito. Un diritto già conquistato a suon di orribili morti in laidi scantinati clandestini, un diritto su cui – davvero – nessuno credeva di dover tornare a discutere. Invece, le donne turche si vedono costrette a scendere in piazza per affermare che lo stupro è un crimine aberrante, che l'aborto è una libera scelta e che vietarlo per legge costringerà i poveri alla morte e i ricchi all'espatrio. Oggi, 13 giugno 2012, in Turchia si torna a discutere di questo, dopo vent'anni dall'ottenimento del diritto alla scelta e in un paese che aveva offerto parità giuridica alle donne anche prima dell'Italia.
Parafrasando il grande comico statunitense George Carlin, possiamo dire che ci sono aspetti quanto meno curiosi nel modo in cui molte religioni e, in generale, i conservatori si relazionano alla difesa dei diritti umani: sono ossessionati dalla cura per la vita finché essa non viene al mondo e se ne ricordano giusto un attimo prima della morte. Tutto quanto accade nel mezzo non sembra preoccuparli più di tanto. I morti per fame, violenze, privazioni, ingiustizie d'ogni genere non scandalizzano mai i conservatori puri tanto quanto riescono a fare l'aborto e l'eutanasia; l'idea che gli esseri umani possano decidere liberamente delle proprie esistenze non è contemplata nel loro sistema valoriale, perché – in fondo – la vita non appartiene agli uomini ma a Dio, così come neppure i corpi e le menti appartengono agli esseri che li vivificano ma sono il tempio di Dio. Quel che i sostenitori di tali teorie si ostinano a dimenticare è che questa è la loro versione dei fatti, il loro – personale – atto di fede, qualcosa a cui sono liberissimi di credere e in conseguenza del quale sono liberissimi di comportarsi come meglio ritengono. Nessuno potrebbe mai imporre aborti ed eutanasie a chi non si riconosce in tali pratiche e, allo stesso tempo, si dovrebbe avere il buon gusto di non imporre a chi non crede in un essere sovrannaturale con delega piena su nascite e morti di adeguarsi a quello stile di pensiero. Altrimenti non si lamentino, poi, se vengono accusati di fascismo ed autoritarismo.
I cosidetti "pro-life" lottano da tempo immemore per imporre all'intero universo-mondo la loro visione della vita. Da tempo immemore covano il desiderio di costringere chiunque al rispetto delle loro regole; regole che si basano su credenze e non già su verità scientifiche (che peraltro sanno di essere vere fino a prova contraria). In pratica è un po' come se – all'improvviso – nel mondo intero si diffondesse la convinzione che Dio ha fatto divieto agli esseri umani di cibarsi di crostacei e, in seguito alle pressioni di una parte della popolazione, i governi della Terra cominciassero a vietare i crostacei per legge. A questo punto, forse è il caso che vi sveli che – parlando ad esempio di religione cattolica ed ebraica – il suddetto precetto campeggia a tutt'oggi nel Levitico dove viene addirittura definito "un abominio". Ora, se la Turchia decreterà che l'aborto e il cesareo sono "crimini contro l'umanità", in quanto appartenente alla tradizione giudaico-cristiana (sebbene non credente) giuro che mi batterò per pretendere che si consideri un abominio il cibarsi di crostacei, si ammazzino i maschi che si radono i capelli in prossimità delle tempie e si dia fuoco a quanti si lasciano andare al sesso con consanguinei… A questo punto, prima di andare avanti, forse è il caso di considerare che se in una società venissero rispettati tutti i precetti stabiliti dalle credenze religiose più diffuse, la vita avrebbe un valore prossimo allo zero e più che vivere, si morirebbe. Alla faccia del pro-life.