Turchia, raid aereo sul confine iracheno, 35 civili uccisi
Almeno trentacinque le vittime confermate del bombardamento dell'esercito turco che, nella notte tra il 28 ed il 29 di dicembre, ha colpito un'area posta nel sud est della Turchia, vicino al confine iracheno: si trattava probabilmente di contrabbandieri che trafficavano sigarette lungo la frontiera ma, contro di essi, è scattata un'operazione all'alba.
A scatenare il raid aereo ci sarebbe un errore che ha portato i militari a credere che gli uomini fossero dei ribelli armati appartenenti ai gruppi separatisti curdi, riconducibili al partito del PKK, che stavano tentando di entrare nel paese per compiere attentati: l'esercito turco, per giustificare il gravissimo sbaglio commesso, ha sottolineato che la zona è piena di basi militari dell'organizzazione terrorista.
Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan è regolarmente obiettivo dei militari turchi i quali hanno intensificato l'attività dopo un attentato verificatosi ad agosto; il portavoce del PKK, Ak Huseyn Celik, nel definire «triste» questo drammatico evento ha sottolineato come le vittime, i cui corpi bruciati sono stati recuperati sul confine tra la neve, fossero tutte di età inferiore ai trent'anni.
Intanto, nonostante il governo turco abbia assicurato che se c'è stato un errore le autorità indagheranno, gli animi sono tutt'altro che distesi e il PKK ha già allertato i suoi a riprendere le armi, esortandoli a reagire al massacro chiedendone «il conto agli autori». L'anno anche su questo fronte si chiude con fortissime tensioni, le nuove scintille di conflitti che affondano le radici negli antichi rancori.