Turchia, Erdogan: “Avanti con gli arresti, forse altri Paesi coinvolti nel golpe”
"Ci sono stati molti arresti in questi giorni e altri nomi arriveranno nei prossimi giorni. Non abbiamo ancora finito", è il sinistro messaggio di minaccia inviato senza mezzi termini del presidente turco Recep Tayyip Erdogan a tutti gli avversari politici interni dopo il fallito colpo di stato nel Paese. Un messaggio che preannuncia altre catture ed epurazioni dopo le migliaia di persone fermate e le decine di migliaia cacciate dagli incarichi pubblici tra cui docenti e magistrati. "Il colpo di Stato è stato organizzato da una minoranza, che rappresenta un'organizzazione terroristica, che voleva imporre la propria volontà alla maggioranza del Paese" ha spiegato lo stesso leader turco in un’intervista in diretta alla tv araba ad Al Jazeera dopo aver presieduto il Consiglio di sicurezza nazionale, ribadendo le accuse contro Fethullah Gulen, ritenuto l'ispiratore e il vero mandante del fallito golpe dei militari.
"Se gli Stati uniti si ostinano a non estradare Gulen sbagliano. Porteremo loro le prove" ha affermato ancora Erdogan ribadendo ancora la richiesta di estradizione agli Usa dell'ex amico ormai considerato nemico pubblico uno in Turchia. Erdogan ha sottolineato la compattezza del governo "di fronte a una minaccia portata da una minoranza" e ha esaltato il ruolo del popolo turco nella vicenda spiegando che sono "parte del trionfo della democrazia" nel Paese.Erdogan poi ha annunciato che il Consiglio di Sicurezza Nazionale turco ha deciso di adottare lo stato di emergenza in Turchia per 3 mesi, per "affrontare rapidamente" le minacce legate al fallito golpe, assicurando che "non si tratta di una decisione contro la democrazia, ma al contrario serve a garantirla". "Siamo determinati a pulire tutte le istituzioni da questi elementi, perché è come un cancro che con metastasi si diffonde nella Turchia, ma supereremo questa sfida e ne usciremo una nazione più forte" ha proseguito il Presidente turco.
Erdogan ha anche raccontato anche alcuni retroscena del fallito golpe e in particolare delle ore immediatamente precedenti al putsch militare. Erdogan in particolare ha spiegando di essere stato avvertito del "pericolo di un golpe" dal cognato ma di non aver creduto possibile all'inizio in una simile ipotesi. "All'inizio non ho preso la minaccia sul serio, ma appena l'intelligence ha verificato il pericolo, abbiamo lasciato l’hotel in sicurezza con il ministro dell’energia e siamo arrivati a Istanbul" ha riferito il Presidente turco .
Intanto in carcere sono finiti anche 100 giudici e il rettore dell'università di Ankara, tutti accusati di essere simpatizzanti di Gulen e quindi di aver sostenuto il golpe. Dopo militari, polizia, giornalisti, autorità religiose e dipendenti pubblici, la rappresaglia del Governo ora colpisce magistrati, scuole e Università. Agli altri Paesi che gli contestano i metodi Erdogan risponde: "Nessuno può darci lezioni. Un tentativo di golpe è un reato o no? Lo è. E' un crimine contro lo Stato turco e lo Stato ha il dovere di trovare i colpevoli e consegnarli ai giudici che, in uno Stato di diritto, li giudicano nel rispetto della legge".