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Tunisia, si dimette il primo ministro Hamadi Jebali

Il premier, dopo l’assassinio di Belaid e le grandi manifestazioni di piazza, aveva proposto lo scioglimento del gabinetto e la formazione di un governo tecnico. E’ stato il suo stesso partito a bocciare questa idea.
A cura di Davide Falcioni
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Palazzo Chigi, Mario Monti riceve Hamadi Jebali

Sembra non acuirsi la crisi politica tunisina, esplosa dopo l'assassinio del leader dell'opposizione Belaid: si è infatti dimesso il premier Hamadi Jebali, membro illustre dei Fratelli Musulmani (il cui braccio politico tunisino si chiama Ennahda) entrato in rotta di collisione con i colleghi di partito dopo aver proposto la formazione di un governo tecnico. La proposta  era stata avanzata nei giorni successivi l'uccisione di Belaid, con il Paese attraversato dai cortei anti-islamisti e 1,4 milioni di tunisini (uno su quattro) scesi in piazza a protestare. jebali aveva proposto di affrontare la crisi in corso sciogliendo il gabinetto e creando un governo tecnico, ma era stato immediatamente stoppato dai leader di Ennahda, che per voce di Ghannouchi si erano prima rifiutati di sostenere una maggioranza diversa da quella uscita dalle urne (che, seppure in misura minore rispetto all’Egitto, avevano premiato gli islamisti) ed avevano poi convocato una massiccia manifestazione a sostegno dei propri rappresentanti.

"Non è la fine della rivoluzione" ha detto Jebali annunciando la sua uscita di scena dopo averne a lungo parlato con il presidente della repubblica Marozuki. Di certo è la fine di una fase, quella problematica transizione iniziata due anni fa di Ben Ali e degenerata gradualmente in uno scontro tra i laici alleati con i musulmani moderati e gli islamisti al potere, rei, a detta dell’opposizione, di chiudere gli occhi sulle aggressioni salafite ai danni dei liberal.

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