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Tunisia: assassinato Belaid, capo dell’opposizione

L’uomo, 48 anni, era il leader politico del Partito dei patrioti democratici uniti. E’ stato ucciso stamattina mentre usciva di casa, molto probabilmente da un killer professionista. Ieri sera, nell’ultimo discorso, aveva denunciato il potere egemonico di Ennahda.
A cura di Davide Falcioni
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Stamattina in Tunisia il segretario generale del Partito dei patrioti democratici uniti, Chokri Belaid, è stato assassinato in un agguato nella capitale, nel quartiere di El Menzah. A riferirlo è stata la radio "Shems Fm". L'uomo è stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco mentre usciva dalla sua abitazione. Il fratello, Abdelmajid, ha accusato il partito islamico al potere, Ennahda, di essere il mandante dell’omicidio.

Dalle prime informazioni che trapelano, si pensa che il killer sia un esperto d'armi, che indossava un burnous, l’abito tradizionale tunisino, che copre interamente il corpo e con un cappuccio a punta che cela gran parte del viso. Secondo quanto ha riferito Mohamed Jmour, presidente del comitato centrale del Partito di Belaid, l’uomo politico è stato colpito da quattro proiettili, tre dei quali – alla testa, all’altezza del cuore e alla nuca – lo hanno raggiunto in punti mortali. Il quarto colpo è finito nella schiena.  La reazione popolare non si è fatta attendere i migliaia di manifestanti hanno preso d'assalto il ministero degli Interni, controllato da agenti di polizia e militari che hanno posizionato una barriera di filo spinato a protezione dell'edificio.

Da mesi ormai in Tunisia le violenze si sono pian piano riaccese: formazioni ostili al governo e sindacati hanno puntato il dito contro le forze filo-islamiche, responsabili a loro dire di aver promosso disordini nel paese, compresi attacchi mirati contro gli oppositori. Nel suo ultimo discorso, di ieri sera, Chokri Belaid aveva lanciato accuse contro il partito egemonico della maggioranza, Ennahda. nel suo intervento, il 48enne aveva sostenuto che nel progetto politico di Ennahda ci fosse il progressivo controllo di ogni apparato dello stato: dall'amministrazione alla giustizia, passando per quello militare.

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