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Presidenza Trump

Trump vuole proporre dazi più bassi ai Paesi che isolano la Cina

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump vuole imporre dazi più bassi ai Paesi che isolano la Cina dal punto di vista commerciale: chiederà ai partner commerciali di impedire alle aziende cinesi di stabilirsi nei loro territori, e di non assorbire i prodotti industriali cinesi a basso costo nelle loro economie.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'amministrazione Trump ora vuole usare le trattative sui dazi per fare pressione sui partner commerciali americani affinché limitino i loro rapporti con la Cina. Lo racconta il Wall Street Journal citando alcune fonti, secondo le quali l'idea è quella di ottenere l'impegno dai partner americani di isolare la Cina in cambio di una riduzione delle barriere commerciali imposte dalla Casa Bianca.

I funzionari statunitensi prevedono di utilizzare i negoziati con oltre 70 Paesi per chiedere loro di impedire a Pechino di spedire merci attraverso i loro paesi, di impedire alle aziende cinesi di stabilirsi nei loro territori per eludere i dazi statunitensi, e di non assorbire i prodotti industriali cinesi a basso costo nelle loro economie.

Ma l'offensiva di Trump non finisce qui. Il presidente degli Stati Uniti ha da poco firmato un ordine esecutivo con cui ha ordinato al segretario al Commercio, Howard Lutnick, di avviare un'indagine sulle implicazioni delle importazioni di minerali rari sulla sicurezza nazionale. La mossa è arrivata dopo che la Cina ha sospeso le esportazioni di terre rare verso gli Usa, mettendo così a rischio l’approvvigionamento statunitense di componenti fondamentali per l’industria automobilistica, aerospaziale, bellica e dei semiconduttori, come risposta ai dazi commerciali imposti dalla Casa Bianca sui prodotti cinesi.

Al momento Donald Trump ha imposto tariffe doganali fino al 145% su un gran numero di prodotti cinesi. Pechino da parte sua ha risposto con misure di ritorsione del 125% sui prodotti importati dagli Stati Uniti. Trump ritiene che spetti alla Cina, e non agli Stati Uniti, fare il primo passo per avviare negoziati sul commercio, e arginare la guerra dei dazi in corso tra le due maggiori potenze mondiali. "La palla è nel campo della Cina – ha ribadito – È la Cina che deve concludere un accordo con noi. Noi non abbiamo bisogno di fare un accordo con loro", recita una dichiarazione del tycoon letta dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt durante una conferenza stampa. "Non c'è alcuna differenza tra la Cina e qualsiasi altro Paese, se non che è molto più grande", ha aggiunto il presidente. Leavitt ha sottolineato che Trump resta disponibile a negoziare un accordo con Pechino, ma ha insistito sul fatto che deve essere la Cina a fare il primo passo.

Pechino intanto ha annunciato la nomina di un nuovo responsabile dei colloqui commerciali, nel mezzo della bufera sui dazi con gli Stati Uniti. Li Chenggang assume l'incarico di rappresentante per i negoziati sul commercio internazionale e viceministro del Commercio e prende il posto di Wang Shouwen, secondo quanto riferito dal ministero delle risorse umane in una nota.

La Cina ha inoltre ribadito l'impegno per un fronte comune internazionale contro i dazi imposti dall'amministrazione Trump. "Di fronte alle incertezze esterne, la Cina insisterà a stringere la mano piuttosto che fare pugno, a demolire muri anziché erigere barriere, a connettersi invece di disaccoppiare", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian durante una conferenza stampa.

L'indagine di Trump dopo lo stop all’export delle terre rare deciso dalla Cina

L'indagine avviata da Trump potrebbe portare a nuovi dazi sui minerali essenziali, metalli delle terre rare e i prodotti correlati come gli smartphone. L'ordinanza del presidente americano afferma che gli Stati Uniti dipendono da fonti straniere che "sono a rischio di shock gravi, prolungati e a lungo termine nella catena di approvvigionamento". E sottolinea che questa dipendenza "aumenta il potenziale di rischi per la sicurezza nazionale, la prontezza della difesa, la stabilità dei prezzi, la prosperità e la resilienza economica".

Le importazioni prese di mira includono i cosiddetti minerali critici come cobalto, litio e nichel, terre rare, ma anche prodotti che richiedono parzialmente queste risorse, come veicoli elettrici e batterie. L'ordinanza di Trump precisa che i minerali critici e i loro derivati sono essenziali per le infrastrutture militari ed energetiche statunitensi, evidenziandone l'utilizzo, tra gli altri, nei motori a reazione, nei sistemi di guida missilistica e nei sistemi informatici avanzati.

Il dipartimento del Commercio avrà fino a 180 giorni di tempo per presentare il suo rapporto a Trump. L'inchiesta è stata avviata in base alla "Sezione 232" del Trade Act del 1962, che consente di limitare le importazioni ritenute una minaccia per la sicurezza nazionale, e potrebbe appunto tradursi in nuovi dazi.

Quest'ultima ordinanza fa seguito a un'analoga indagine sulla "sicurezza nazionale" disposta da Trump lunedì sulle importazioni di prodotti farmaceutici e a un'altra sui semiconduttori e sulle apparecchiature per la produzione di chip.

Cina: "Usa smettano di lamentarsi, nessuno li ha truffati"

Gli Stati Uniti devono "smettere di lagnarsi" di essere vittime, mentre invece sono coloro che hanno colto "un passaggio gratuito sul treno della globalizzazione", ha scritto il China Daily, una delle testate in lingua inglese del Partito comunista cinese. Il commento risponde alle ripetute affermazioni del presidente Donald Trump, che si è recentemente lamentato del fatto che gli Stati uniti sarebbero stati "truffati" dagli altri paesi, a partire proprio dalla Cina.

"Gli Stati Uniti non vengono truffati da nessuno", ha scritto il China Daily. "Il problema – ha aggiunto – è che gli Usa vivono al di sopra delle proprie possibilità da decenni. Consumano più di quanto producono. Hanno esternalizzato la produzione industriale e preso in prestito denaro per mantenere uno standard di vita superiore a quello che i loro livelli di produttività avrebbero giustificato. Invece di essere ‘ingannati', gli Usa hanno usufruito di un passaggio gratuito sul treno della globalizzazione".

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