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Trump cancella il programma Dreamer: 800.000 giovani immigrati rischiano l’espulsione

L’annuncio è del ministro americano della Giustizia, Jeff Sessions: il Deferred Action for Childhood Arrivals, il programma dedicato ai giovani “dreamers”, che ha permesso a 800.000 mila persone entrate illegalmente negli Usa quando ancora erano bambine di poter restare negli Stati Uniti a studiare e lavorare, sarà smantellato. Durissimo Obama: “Decisione sbagliata e crudele”.
A cura di Charlotte Matteini
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Donald Trump, sembra abbia intenzione di mantenere tutte le sue promesse elettorali. Dopo l'anticipazione dei media americani il ministro americano della Giustizia, Jeff Sessions, ha annunciato che il Deferred Action for Childhood Arrivals (Daca), il programma dedicato ai circa 800.000 "Dreamers", ovvero a quei giovani immigrati portati nel Paese illegalmente da bambini che grazie al Daca hanno potuto lavorare e studiare nel Paese senza il rischio di essere espulsi, è in corso di abrogazione. Se domani davvero, come sembra accadrà, Donald Trump lo cancellerà, queste migliaia di persone dovranno lasciare gli Stati Uniti. Secondo quanto si apprende da iniziali indiscrezioni, il presidente Trump avrebbe già spiegato allo Speaker della Camera Paul Ryan le proprie intenzioni. Politico e Cnn evidenziano come la cancellazione avverrà con la previsione di una proroga di sei mesi, per dare tempo al Congresso di elaborare un atto sostitutivo, scaricando dunque sul Parlamento la decisione finale. Secondo gli analisti americani, questa mossa di Trump però favorirà un parziale recupero di consenso elettorale per il presidente, che potrà sostenere di aver mantenuto un'ulteriore promessa fatta in campagna elettorale.

Barack Obama ha definito l'abrogazione dei ‘Dreamers' "sbagliata", "autolesionista", "crudele". L'ex premier lo ha scritto in una nota pubblicata anche sul suo profilo Facebook. Obama ha criticato la mossa evidenziando che "mettere nel mirino queste giovani persone è sbagliato, perché non hanno fatto nulla di male". "È autolesionista perché vogliono solo iniziare a fare impresa, lavorare nei nostri laboratori, servire nelle nostre forze armate o contribuire in altri modi al benessere del Paese che amiamo. Ed è crudele". E ha continuato: "Siamo chiari: l'azione presa oggi non è richiesta legalmente. È una decisione politica e una questione morale".

Il Deferred Action for Childhood Arrivals venne istituito nel 2012 dall'amministrazione di Barack Obama e aveva lo scopo di proteggere dalle espulsioni quei giovani immigrati entrati illegalmente negli Stati Uniti prima del compimento del 16esimo anno di età e che negli Stati Uniti avevano vissuto per diversi anni senza commettere crimini di qualsiasi tipo. Proprio durante la campagna elettorale dello scorso anno, Trump attaccò il Daca program, sostenendo si trattasse di una sorta di grande amnistia illegale e promettendo di cancellarlo una volta eletto presidente. Il governatore e l'attorney generale dello Stato di New York, Andrew Cuomo e Eric Schneiderman, hanno annunciato che faranno causa a Donald Trump nel caso in cui davvero dovesse eliminare il programma.

Le proteste contro la cancellazione sono da molto tempo in atto negli Stati Uniti. Dai democratici fino a 350 amministratori delegati delle maggiori aziende americane – da Mark Zuckerberg a Jeff Bezos, passando per Warren Buffet, Mary Barra e Tim Cook – sono davvero tante le personalità che hanno espresso solidarietà nei confronti dei "Dreamers": "Con me ne lavorano 250. Io sto con loro, meritano rispetto e una soluzione che affondi le radici nei valori americani", ha twittato per esempio l'ad di Apple.

Ma non sono solo i democratici a criticare l'idea di Trump, anche tra i repubblicani ci sono malumori: "Dopo aver preso in giro i Dreamers per mesi con discorsi sul suo ‘gran cuore', il presidente sbatte loro le porte in faccia", ha twittato Ilena Ros-Lehtinen. Per il senatore Steve King, invece, un ritardo nello smantellamento del Daca equivarebbe ad un "suicidio repubblicano".

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