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Trump firma i decreti sui dazi: “Siamo in guerra commerciale”. Coinvolta anche l’Italia

Trump ha firmato i primi provvedimenti legislativi in chiave protezionista per il commercio che vedono nel mirino soprattutto Germania, Messico e Cina. Intanto dopo le voci sui dazi interviene il Ceo di Piaggio Colaninno: “L’export verso gli Usa vale meno del 5% del nostro fatturato, in un guerra di dazi perderebbero più loro sull’Harley Davidson”
A cura di A. P.
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Dopo le anticipazioni fornite ieri dalla stampa statunitense sui dazi che l'amministrazione di Washington sarebbe pronta mettere su numerosi marchi europei, italiani compresi, il Presidente Usa Donald Trump ha fatto scattare oggi i primi provvedimenti legislativi in chiave protezionista per il commercio nel paese. Il tycoon ha firmato i due ordini esecutivi in materia con l'obiettivo dichiarato di "combattere gli abusi nel commercio estero". Provvedimenti che secondo il pensiero di Trump serviranno a bilanciare i 500 miliardi di deficit nella bilancia commerciale degli Stati Uniti con il resto del mondo.

Nello specifico il segretario al Commercio americano, Wilbur Ross, ha comunicato chTrump firmerà due ordini esecutivi sul commercio. Il primo avvierà un'ampia revisione del deficit commerciale Usa, per identificare eventuali forme di "abusi commerciali". Il secondo ordine avrà lo scopo di rafforzare le regole antidumping "per impedire che le aziende straniere facciano concorrenza sleale a quelle americane". "Siamo in una guerra commerciale", ha detto Ross.

Nel dettaglio, i primi due provvedimenti di Trump saranno in realtà solo esplorativi e prevedono una sorta di raccolta dati nel campo e l'applicazione più severa delle leggi già in vigore.  "Si tratta di avviare un'indagine su vasta scala delle cause dei deficit commerciali fra gli Stati Uniti e i principali partner commerciali" hanno spiegato infatti i suoi collaboratori riguardo al primo ordine esecutivo, mentre con il secondo si "provvederà ad un'applicazione più rigorosa delle leggi anti-dumping per impedire che le aziende straniere facciano una concorrenza sleale a quelle americane sui costi di vendita dei loro prodotti".

Nel mirino in particolare alcuni Paesi chiave già largamente citati da Trump come Germania, Giappone, Corea del Sud, Messico e Cina. Non a caso il disavanzo commerciale sarà uno dei temi centrali dell'incontro tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping che avverrà tra qualche giorno. "Sarà un incontro molto difficile, perché non possiamo avere un massiccio deficit commerciale e perdita di posti di lavoro. Le compagnie americane devono prepararsi a guardare ad altre alternative" ha avvertito infatti lo stesso presidente americano a traverso twitter anticipando il tema cardine dell'incontro.

Colannino: "A Vespa solo danno di immagine"

Intanto dopo le voci sui dazi anche per uno dei prodotti simbolo del made in Italy, la Vespa, è intervenuto Il numero uno di Piaggio, Roberto Colaninno. "Probabilmente ci hanno tirato in ballo perché la Vespa è un simbolo, un nome conosciuto in tutto il mondo, ma noi esportiamo pochi scooter negli Usa" ha ricordato Colaninno al Corriere della Sera, aggiungendo: "Dal punto di vista economico, un’eventuale levata di dazi non ci penalizzerà molto. L’export di Piaggio verso gli Stati Uniti vale meno del 5% del nostro fatturato. Piuttosto a soffrire saranno altri. Noi inoltre abbiamo fatto i numeri di quanto vale l’export americano verso l’Europa di motociclette Harley Davison e prodotti equivalenti. Non c’è confronto". "Non è ancora chiaro se questi nuovi dazi colpiranno il marchio e i codici che identificano i prodotti o il Paese che li produce. Perché se fosse una misura contro il Paese, noi potremmo aggirarla facilmente vendendo in America le Vespe prodotte in Vietnam" ha sottolineato  ancora l'amministratore di Piaggio , concludendo: "Questa crociata protezionistica ci procura più un danno di immagine che finanziario. Ma perché se la prendono con la Vespa, che cosa c’entra con la carne bovina?".

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