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Truffa da record dal carcere: detenuto si finge miliardario e ruba 11 milioni di dollari

Arthur Cofield, detenuto in un carcere della Georgia, nel 2020 avrebbe architettato una truffa da 11 milioni di dollari presentandosi all’operatore di una banca come Sidney Kimmel, produttore cinematografico multimiliardario statunitense.
A cura di Lorenzo Bonuomo
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Arthur Cofield, il presunto autore della truffa (Fonte: Facebook)
Arthur Cofield, il presunto autore della truffa (Fonte: Facebook)

Sarebbe riuscito a mettere in atto una truffa da 11 milioni di dollari, pur restando rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, grazie a una semplice telefonata.

L'impresa sarebbe stata compiuta dal 31enne Arthur Lee Cofield Jr, detenuto nella prigione della contea di Butts, in Georgia, nel giugno 2020: l'uomo, che stava scontando una pena a 14 anni per rapina a mano armata, avrebbe finto di essere un miliardario dell'industria del cinema statunitense per convincere un istituto di credito a versargli la maxi-somma su un conto privato. Soldi con cui poi avrebbe acquistato una villa di lusso in Georgia.

La vicenda è stata resa nota dai media statunitensi soltanto in questi giorni, a seguito al provvedimento della Corte distrettuale della Georgia del nord dello scorso 30 settembre, con cui i giudici hanno respinto la mozione legale presentata da Cofield contro la perquisizione da parte degli agenti federali nella sua cella, lo scorso 10 giugno 2020.

Al termine del blitz, le autorità avevano sequestrato un "cellulare di contrabbando" detenuto illegalmente dal pregiudicato.

Grazie a una telefonata partita da quel Samsung, secondo l'accusa, Cofield avrebbe infatti convinto l'istituto finanziario Charles Schwab Corporation a trasferire 11 milioni di dollari su un conto bancario privato dell'Idaho il 9 giugno 2020 (il giorno precedente alla perquisizione). Come? Spacciandosi per un noto produttore cinematografico e filantropo statunitense, Sidney Kimmel, che aveva depositato su un conto Schwab parte del suo patrimonio.

Per provare la sua (falsa) identità, il detenuto avrebbe fornito all'operatore del servizio clienti di Schwab un modulo di identificazione contraffatto, con tanto di fotografia della patente di Kimmel. Documenti ottenuti, stando a quanto riferisce una nota del tribunale distrettuale della Georgia del nord, grazie all'aiuto di due co-truffatori che agivano per conto di Cofield all'esterno del penitenziario.

Il finto Kimmel avrebbe dunque fatto trasferire i soldi su un conto della "Zios Bank", istituto di credito affiliato a Money Metals Exchange, società venditrice di monete d'oro e altri metalli preziosi con sede a Eagle, nell'Idaho. Il 13 giugno 2020 Cofield avrebbe proceduto all'acquisto di oltre 6mila monete d'oro massiccio da Money Metals Exchange, tramite i soldi appena rubati, per cercare di rendere irrintracciabile il bottino.

Lo stesso presunto esecutore della frode, avrebbe successivamente ordinato a una società di sicurezza privata di trasferire le monete d'oro dall'Idaho in Georgia, dove sarebbero state prese in consegna da uno dei complici di Cofield. La nota del tribunale della Georgia ha affermato anche che il detenuto avrebbe utilizzato parte dei fondi sottratti a Kimmel per l'acquisto di una villa da 4,4 milioni di dollari nello stato.

La truffa è stata scoperta in seguito dalle autorità statunitensi. L'8 dicembre 2020 la giuria federale della Georgia ha incriminato Cofield e gli altri due cospiratori per frode bancaria e riciclaggio di denaro. Imputazioni che rischiano di prolungare ulteriormente la permanenza dell'uomo in carcere. Secondo quanto emerso dai giornali americani, inoltre, l'uomo sta già affrontando anche un processo penale a suo carico con l'accusa di omicidio.

Secondo quanto comunicato sempre dal tribunale di Atlanta, Cofield si sarebbe servito dell'applicazione "TextNow" per contattare istituti di credito e complici. Grazie all'app, chiamate e messaggi inviati dal telefono in possesso del detenuto non risultavano provenienti dal carcere di Butts. Nel frattempo la Schwab Corporation ha dichiarato di aver rimborsato il suo cliente, Sidney Kimmel, la vittima illustre della frode, in attesa dell'esito del processo contro Cofield.

Secondo i media locali, se il reato venisse accertato dai giudici in aula, la frode architettata da Cofield entrerebbe di diritto tra i casi più eclatanti di truffa avvenuta all'interno di un carcere statunitense.

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