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Trovato morto lo chef russo Aleksei Zimin, oppositore di Putin era in esilio per aver criticato la guerra

Aleksei Zimin, che aveva trascorso i suoi ultimi anni in esilio nel Regno Unito, era in Serbia per promuovere il suo ultimo libro. Il suo programma di cucina sulla tv russa era stato interrotto a seguito dei suoi messaggi social contro la guerra e l’invasione dell’Ucraina.
A cura di Antonio Palma
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Lo chef russo Aleksei Zimin è stato trovato morto nelle scorse ore in una stanza in affitto a Belgrado dove stava promuovendo il suo ultimo libro. Il 52enne che era molto noto nel Paese di origine dove conduceva un programma di cucina, era stato costretto ad andare via anni fa dopo le sue critiche alla politica di Putin e all’invasione dell'Ucraina.

Il suo era un nome noto nell'alta società russa prima di lasciare il Paese dopo aver criticato l'annessione della Crimea da parte del Cremlino nel 2014. Il suo programma di cucina in tv però inizialmente era andato avanti ma era stato interrotto improvvisamente a seguito di alcuni suoi messaggi sui social media contro la guerra e l'invasione dell'Ucraina. "La Russia sarà libera, in un modo o nell'altro" recitava un suo messaggio anti-Putin sui social.

Aleksei Zimin aveva trascorso i suoi ultimi anni in esilio nel Regno Unito dove gestiva un ristorante nel centro di Londra, diventato un ritrovo molto apprezzato dai gruppi di espatriati russi contrari alla guerra. Zimin aveva raccontato che il locale, che aveva donato denaro ai rifugiati ucraini, era stato oggetto di minacce. Nel maggio 2022, infatti, lo chef aveva dichiarato alla BBC che il ristorante era stato preso di mira con insulti e minacce di incendi tanto che i soci aveva anche pensato di cambiare nome.

La scoperta del corpo senza vita di Aleksei Zimin mercoledì nella capitale serba dove aveva preso alloggio. Secondo quanto riportato dai media russi e serbi, è stato trovato morto dal proprietario di un appartamento che aveva affittato a Belgrado e che era andato a cercarlo in quanto non aveva risposto ai suoi messaggi per diversi giorni.

La polizia e l’autorità giudiziaria locale hanno riferito che non vi erano segni evidenti di violenze sul corpo o circostanze sospette che posano fare pensare a un atto violento ma il giudice ha comunque ordinato un’autopsia per accertare le cause esatte del decesso dello chef e anche un rapporto tossicologico.

“Per noi, Alexei non era solo un collega ma anche un amico, un compagno stretto con cui abbiamo condiviso molte esperienze: era buono, gentile e talvolta triste. Siamo profondamente grati per le belle parole che abbiamo ricevuto oggi in sua memoria” ha scritto il ristorante, aggiungendo: “Tutto il team Zima porge le nostre sentite condoglianze alla famiglia di Alexei e piange al suo fianco”.

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