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Troppi rischi: l’Italia per ora non invierà soldati in Libia

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, nonostante sia rimasto immutato il sostegno al governo di Fayez Serraj, grande cautela sarebbe imposta da rischi “troppo alti” e un pericolo troppo forte “che i reparti stranieri diventino bersagli di attacchi”.
A cura di Redazione
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Libyan gunman celebrate on the early morning of the second anniversary of the revolution that ousted Moammar Gadhafi, in Benghazi, Libya, Sunday, Feb. 17, 2013.  (AP Photo/Mohammad Hannon)

L'Italia non prevede l'invio di un contingente in Libia in attesa che "la situazione si stabilizzi". La notizia è riportata dal Corriere della Sera, che ricostruisce la posizione del nostro paese su un possibile intervento nel paese nordafricano. Nonostante sia rimasto immutato il sostegno al governo di Fayez Serraj, grande cautela sarebbe imposta da rischi "troppo alti" e un pericolo troppo forte "che i reparti stranieri diventino bersagli di attacchi".

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi decide dunque di tenere la linea che aveva già anticipato nelle scorse settimane spiegando che "di fronte alle pressioni per andare in Libia abbiamo scelto una strada diversa". L’impegno del nostro Paese segue il percorso della diplomazia, non a caso la Farnesina ribadisce in una nota che "obiettivo prioritario rimangono l’unità e la stabilizzazione della Libia" e di questo discuteranno in Austria dalle delegazioni guidate dal segretario di Stato Usa John Kerry e dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.

Ad ogni modo, in vista dell'approvazione del decreto finanziamento delle missioni all'estero che sarà approvato questa settimana, sono state intensificate le comunicazioni tra il presidente Renzi e i ministri e prosegue l'analisi dei report dei comandi delle forze armate e dell’intelligence. Questo, spiega il Corriere "proprio per avere un aggiornamento sulla situazione libica che tenesse conto degli equilibri politici dopo l’insediamento del nuovo governo e soprattutto della possibile minaccia fondamentalista nei confronti dei reparti militari stranieri". Quello che viene fuori dalle informative è "una instabilità ancora molto evidente": i soldati europei o Usa potrebbero rivestire i panni di "invasori" e quindi esporsi a ritorsioni. Prudenza, dunque. Resta la possibilità per il presidente del Consiglio di firmare un provvedimento che avalli l'utilizzo di nuclei speciali per missioni segrete.

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