Trieste, consiglieri centrodestra: “Via dal municipio lo striscione per Giulio Regeni”
All’indomani dell’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore di Fiumicello ucciso in circostanze ancora misteriose in Egitto, in tante città italiane sono apparsi degli striscioni per chiedere verità per il giovane. Striscioni gialli per ricordare a chiare lettere la storia di Regeni e chiedere un impegno costante per giungere alla verità. Anche a Trieste è stato affisso uno di questi striscioni sulla facciata del municipio ma ora quattro consiglieri della maggioranza hanno deciso che è tempo di rimuoverlo. Come ricostruito da Il Piccolo di Trieste, i quattro consiglieri di maggioranza (Piero Camber di Forza Italia, Claudio Giacomelli di Fratelli d’Italia, Paolo Polidori della Lega Nord e Vincenzo Rescigno della Lista Dipiazza) hanno chiesto con una mozione urgente la rimozione dello striscione per Regeni sottolineando che la “permanenza degli striscioni sulla facciata del Palazzo Municipale debba avere una tempistica limitata”. Inoltre nella loro mozione, che ha subito sollevato polemiche, i quattro consiglieri fanno riferimento a un precedente striscione di sostegno ai due marò Latorre e Girone, che restò esposto dal giugno all'agosto 2012, mentre quello per Regeni è appeso dal 20 febbraio scorso. Secondo i quattro consiglieri, “l’eccessivo prolungamento dell'affissione determina una sorta di assuefazione visiva” e non aiuta a ottenere nessun effetto. Da qui, quindi, la richiesta di rimozione e la sostituzione con banner di uguali contenuti sul sito del Comune. La mozione è stata diffusa sui social dal consigliere comunale del M5S, Paolo Menis.
"Pensare che i promemoria debbano avere durata breve è ragionamento sbagliato" – Ha commentato la notizia della mozione anche Amnesty Italia, il cui presidente Antonio Marchesi si è detto “dispiaciuto per quello che sarebbe il primo atto ufficiale di un'istituzione in questa direzione. Pensare che i promemoria debbano avere durata breve è un ragionamento sbagliato e Amnesty continuerà a fare tutto il possibile per tenere viva l’attenzione e cercare la verità: ci sono crimini imprescrittibili che spesso sono oggetto di processi solo dopo la caduta del regime che li ha perpetrati. Non si può dare l’idea che stiamo archiviando il caso”.