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Tre volontari ucraini uccisi dai russi: “Tornavano a casa dopo aver messo al sicuro gli animali”

Sono stati uccisi mentre rientravano a casa i tre volontari di un canile vicino Kiev morti sotto i colpi di mortaio dei soldati russi. “Erano in un’auto civile – il racconto di un amico – i soldati sapevano a chi stavano sparando”
A cura di Chiara Ammendola
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Sono morti sotto i colpi di mortaio dei soldati russi mentre percorrevano in auto le strade di Bucha, cittadina alle porte di Kiev, sotto assedio da giorni. Sono Serhiy, Anastasia e Maxym, i tre ragazzi ucraini volontari di un'associazione che si occupa della tutela degli animali uccisi la mattina del 4 marzo dalle truppe di Mosca che, secondo quanto riportato da alcuni testimoni, hanno sparato senza indugio verso la loro auto.

A denunciare la loro violenta morte è l'associazione UAnimals, movimento peer i diritti degli animali, che ha postato la foto dei tre giovani insieme con un quarto amico scrivendo: "Memoria eterna per i volontari uccisi mentre prestavano aiuto al rifugio per animali". Mentre a raccontare nel dettaglio la loro storia è stato il giornale indipendente ucraino Kyiv Indipendent che ha raccolto la testimonianza del padre di una delle vittime, Valeriy Ustymenko, che ha visto il corpo del figlio, Serhiy, 25 anni, dilaniato dai colpi esplosi dai soldati.

I tre amici hanno raggiunto casa di Serhiy, a Bucha, a bordo di un suv: erano di ritorno dal canile comunale dove avevano trascorso diverse ore tentando di dare cibo e soprattutto affetto ai cani spaventati dai continui bombardamenti. Intorno a mezzogiorno del 4 marzo, Serhiy Ustymenko, 25 anni, Maxym Kuzmenko, 28 anni e Anastasia Yalanska, 26 anni, sono stati avvicinati da un mezzo militari dal quale sono stati esplosi i colpi che li hanno uccidi praticamente sul colpo.

I russi sapevano che stavano sparando a dei civili

Il padre di Serhiy, Valeriy, allarmato dagli spari è uscito a controllare cosa fosse accaduto trovandosi dinanzi al corpo del figlio ormai senza vita e a quello dei suoi due amici. Ha trascinato fuori i tre corpi e li ha portati nel seminterrato della casa dove si trova tutt'ora a distanza di tre giorni: a causa dei bombardamenti infatti i cadaveri non possono essere seppelliti e amici e parenti non possono dire addio ai propri casi. "L'auto era civile – urla con rabbia di Dmytro Zubkov, un amico di Maxym – indossava un cappello con pon pon. È forse un abbigliamento militare?".

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