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Trattative frenetiche per liberare Vanessa e Greta, le volontarie rapite in Siria

Ore decisive per le due giovani italiane rapite in Siria e di cui si erano perse le tracce il 31 luglio. Pochi giorni fa era arrivato il loro messaggio: “salvateci, potrebbero ucciderci”.
A cura di Redazione
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Poche ore prima del Capodanno è stato diffuso su Youtube il video che ritrae Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, vestite con abiti tradizionali neri, mentre chiedono aiuto al governo italiano. Il messaggio è conciso, efficace, spaventoso: liberatici perché potremmo essere uccise. Vanessa e Greta sono due cooperanti, entrambe volontarie dell'Organizzazione Internazionale di Soccorso, rapite nelle vicinanze di Aleppo, in Siria. Delle due giovani, di 21 e 20 anni, si persero le tracce il 31 luglio e da allora, secondo alcune ipotesi, sarebbero state cedute due volte ad altri gruppi di estremisti arabi. La Coalizione internazionale delle forze di opposizione siriane ha espresso "grande preoccupazione" per la sorte delle due italiane, per salvare le quali prosegue un incessante e frenetica attività di mediazione coordinata dalla Farnesina.

"Un rilascio incondizionato e immediato" è quanto ha richiesto la Colazione internazionale delle forze di opposizione siriane. Una volontà, questa, che difficilmente potrà essere soddisfatta, mentre sembra decisamente più fattibile una liberazione sottoposta a trattativa che metta da parte il requisito del rilascio senza condizioni. Secondo alcune fonti interne al Ministero degli esteri e raccolte da La Repubblica, i rapitori sarebbero intenzionati a concludere la trattativa nel migliore dei modi. Greta e Vanessa, prosegue la nota della Colazione, "hanno dimostrato un coraggio eccezionale venendo in Siria per fornire un'ancora di salvezza a migliaia di civili". Indignazione è stata espressa dal Comai (Comunità del mondo arabo in Italia), che attraverso il suo presidente, Foad Aodi, condanna "questi atti gravissimi che colpiscono volontari e civili e che non c'entrano niente con l'Islam. Sono azioni organizzate da gruppi estremisti che utilizzano la religione solo per fini personali e economici".

Inizialmente i rapitori sono stati identificati come miliziani del Fronte al Nusra.  Poiché la pubblicazione su Youtube non ha fornito alcun elemento per identificare i responsabili (il profilo utilizzato è un generico "Islamic Sham"), diversi media arabi hanno espresso dubbi circa l'identità dei rapitori.

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