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Trattativa Hamas-Israele per cessate il fuoco in stallo, appello di Guterres: “Tregua per il bene del mondo”

Proseguono in salita le trattative tra Israele e Hamas per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco. Il segretario Onu Guterres si è rivolto ai due attori della guerra in Medio Oriente chiedendo che si arrivi a una tregua rapidamente. Intanto, Tel Aviv annuncia la morte di un ostaggio rapito il 7 ottobre e la protesta degli studenti pro Palestina arriva in Canada.
A cura di Eleonora Panseri
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Mentre proseguono in salita le trattative tra Israele e Hamas per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è nuovamente rivolto ai due principali attori della guerra in Medio Oriente chiedendo che si arrivi a una tregua il più rapidamente possibile per evitare che si acuiscano le conseguenze del conflitto.

"Per il bene del popolo di Gaza, degli ostaggi e delle loro famiglie in Israele, e per il bene della regione e del mondo, imploro il governo israeliano e i leader di Hamas di raggiungere un accordo. Senza, temo che la guerra con tutte le sue conseguenze peggiorerà in modo esponenziale", ha detto il segretario dal palazzo presidenziale La Moneda a Santiago, dove ha incontrato il presidente cileno, Gabriel Boric.

Guterres ha anche messo in guardia sull'impatto di un attacco militare avrebbe su Rafah, dove si sono rifugiati più di un milione di sfollati palestinesi. Attacco che, come già annunciato da Hamas, porterebbe all'interruzione immediata dei negoziati.

"Un attacco militare a Rafah significherebbe un'escalation che ucciderebbe migliaia di civili e costringerebbe centinaia di migliaia a fuggire – ha detto ancora il segretario generale delle Nazioni Unite – e avrebbe un impatto devastante sui palestinesi di Gaza, così come gravi ripercussioni nella Cisgiordania occupata e in tutto il territorio regione".

Le richieste del capo di Hamas a Gaza: "Fine incondizionata dei combattimenti"

Secondo l'emittente israeliana Channel 12, che cita fonti anonime di Hamas, il capo dei miliziani a Gaza, Yahya Sinwar, avrebbe sottoposto alcune richieste specifiche ai mediatori egiziani nel negoziato con Israele. Sinwar avrebbe chiesto la garanzia della fine della guerra e "un impegno scritto per la fine incondizionata dei combattimenti".

Inoltre, il capo di Hamas vuole specifiche garanzie sui materiali che non saranno ammessi a Gaza per la sua ricostruzione. Presumibilmente, sostiene la tv israeliana, questo servirebbe a garantire che Hamas sia in grado di ricostruire i suoi tunnel e altre infrastrutture militari.

Una delegazione di Hamas sarà presto in Egitto per ulteriori colloqui sul cessate il fuoco, fa sapere il gruppo palestinese, che sta studiando l'ultima proposta per una tregua a Gaza in cambio di ostaggi israeliani presentata nei giorni scorsi.

Israele annuncia morte di Dror Or, uno degli ostaggi rapiti il 7 ottobre

Il governo israeliano ha confermato la morte di un israeliano tenuto in ostaggio a Gaza dall'attacco di Hamas del 7 ottobre. Dror Or, 49 anni, è stato ucciso e il suo corpo è stato trattenuto a Gaza dal 7 ottobre, ha riferito il kibbutz Be'eri dove viveva, una delle comunità più colpite dall'attacco di Hamas.

Sua moglie Yonat era stata uccisa nell'assalto, mentre due dei loro tre figli, Noam e Alma, di 17 e 13 anni, sono stati rapiti e poi liberati a novembre come parte di un accordo di cessate il fuoco e di scambio di ostaggi con prigionieri tra Israele e Hamas. "Abbiamo il cuore spezzato nel confermare la morte di Dror Or, rapito da Hamas il 7 ottobre, assassinato e il cui corpo è ancora a Gaza", ha riferito il governo israeliano su X, aggiungendo che "i due bambini e il fratello Yahli sono ora orfani".

Il governo non ha dato spiegazioni su come sia venuto a conoscenza della morte di Or, annunciata mentre i Paesi mediatori Qatar, Stati Uniti ed Egitto attendono la risposta di Hamas a una nuova proposta di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi.

Alla fine di novembre, durante un cessate il fuoco durato una settimana, sono stati rilasciati 105 ostaggi, tra cui 80 israeliani e persone provenienti da altri paesi, in cambio del rilascio di 240 palestinesi detenuti da Israele. Israele stima che a Gaza siano rimasti 129 prigionieri sequestrati dai militanti durante l'attacco dello scorso 7 ottobre. L'esercito dice che 35 di loro sono morti, compreso Or.

Il segretario alla Difesa Usa: "Nessun attacco Hamas contro truppe americane a Gaza"

Intanto, il segretario Usa alla Difesa Lloyd Austin ha fatto sapere di "non aver avuto alcuna indicazione che Hamas stia pianificando un attacco contro le truppe americane a Gaza", ma che sono state comunque adottate misure adeguate per la sicurezza del personale militare.

"Non discuto informazioni di intelligence da un palco – ha affermato Austin durante una conferenza stampa, secondo quanto riferito da Reuters – ma non abbiamo al momento alcuna indicazione in tal senso. Detto questo, si tratta di una zona di guerra e possono succedere molte cose, e molte cose accadranno".

Nel giro di pochi giorni le forze armate Usa dovrebbero ultimare la costruzione di un molo per accelerare il flusso di aiuti umanitari a Gaza nonostante il maltempo ostacoli i lavori, ha riferito il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby. Gli Stati Uniti hanno chiesto sia a Israele che ad Hamas di garantire che arrivino a Gaza gli aiuti destinati ai civili, dopo che un carico proveniente dalla Giordania è stato attaccato da coloni israeliani e successivamente dirottato da militanti palestinesi.

Proteste pro Palestina anche nelle università canadesi

Si allarga anche in Canada il fronte delle proteste degli studenti universitari per chiedere la fine dell'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza partite negli atenei Usa. Le proteste canadesi arrivano mentre la polizia ha arrestato centinaia di persone nei campus statunitensi e il bilancio delle vittime a Gaza continua ad aumentare.

Nei campus di Montreal e di Toronto, come anche in quelli della British Columbia e di Ottawa sono in corso le proteste degli studenti che hanno allestito tende e accampamenti, monitorati dalle forze dell'ordine che al momento non sono ancora intervenute.

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