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Tragedia Egyptair, ipotesi bomba. Sos, orari, scali: ecco cosa non torna

Si fa largo l’ipotesi della bomba, ma il resto del mosaico è ancora avvolto nel mistero.
A cura di Giorgio Scura
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Per svelare il giallo dell'Airbus Airbus 320, MS804, della compagnia EgyptAir, bisogna risolvere il mistero dell'Sos. Secondo quando riportato dalla compagnia in un primo momento, il comandante dell'aereo, con a bordo 66 passeggeri, partito da Parigi e diretto al Cairo, inabissatosi nel mar Egeo, sarebbe riuscito a inviare un messaggio di mayday.

Gli orari non combaciano

Lo avrebbe fatto alle 2.26 (0.26 orario GMT). Una circostanza però presto smentita dal primo ministro ministro egiziano Sherif Ismail che ha detto che "non vi è alcuna informazione" in merito e che l'unico messaggio di emergenza è stato captato ben due ore dopo, alle 4.26. Non un sos (che deve essere lanciato dall'equipaggio), ma un semplice segnale gps inviato da un localizzatore in maniera automatica, quindi anche dal fondo del mare.

In questa tragedia, sono gli orari la prima cosa a non tornare. Secondo il ministro della Difesa greco, Panos Kammenos, il velivolo ha fatto "brusche virate" a mezz'aria e ha perso quota prima di scomparire dai radar alle 3.39 a sud-est delle isole Kassos e Karpathos. Immediatamente dopo essere entrato nello spazio aereo egiziano.

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Il giallo dell'Sos

Ma tornando al "giallo" dell'Sos, perché è importante capire se è stato inviato dal comandante? Se non ha fatto in tempo a dire o a fare nulla, è chiaro che su quel volo è successo qualcosa di imprevedibile e improvviso. Un missile? Molto improbabile visto che per raggiungere l'aereo Egyptair, che viaggiava tranquillo a 11mila metri di altezza, con una rotta lineare, sarebbero servite strumentazioni molto ingombranti (missili S-200, per esempio, da 11 metri e 7 tonnellate di peso) difficilmente nelle disponibilità di organizzazioni terroristiche, ma solo in mano a eserciti strutturati (per esempio sono installati sulle navi da guerra).

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È stata una bomba

Una bomba, già, un ordigno è sicuramente l'ipotesi più probabile. Per creare enormi problemi a un volo di linea, ne basta uno a ridotto potenziale, magari vicino alla coda del velivolo. Abbastanza potente da squarciare la carlinga e mettere fuori uso i comandi. Improvviso e fatale. L'aereo perde pressione interna, l'equipaggio non ha il tempo di fare o dire nulla. E l'apparecchio comincia a precipitare molto velocemente.

Allora, per capire chi c'è dietro questo attentato (suicidio, guasto, cedimento, collisione, sono tutte ipotesi da scartare) bisogna allora ricostruire le ore precedenti alla tragedia. Potrebbe essere interessante spulciare la lista dei passeggeri, 56,  tra cui un bambino e due neonati, tre addetti alla sicurezza e sette membri dell'equipaggio. Tra loro anche Ahmed Helal, egiziano, manager direttore di Procter & Gamble negli stabilimenti industriali di Amiens, nel nord della Francia.

Quei 3 addetti alla sicurezza

Partendo proprio dall'equipaggio. Sette sono i membri dell'equipaggio previsti per il collegamento Parigi Charles de Gaulle-Il Cairo, gli altri tre sono invece identificati come addetti alla sicurezza del vettore. Che ci facevano lì? Erano semplici passeggeri di ritorno da una trasferta di lavoro? In ogni caso, questi addetti potrebbero essere passati attraverso le stesse procedure di controllo dell'equipaggio, quindi in qualche modo meno sorvegliati dei passeggeri tradizionali.

Gli scali in Tunisia ed Eritrea

Altro punto focale è che l'Airbus dell'Egyptair caduto questa notte "aveva fatto uno stop in Tunisia" prima di volare a Parigi. Secondo il sito specializzato FlightRadar24, i movimenti, nelle ultime 24 ore, dell'Airbus sono stati i seguenti: il 18 maggio all'1:30 GMT ha lasciato Asmara, in Eritrea, alla volta del Cairo. Poi ha fatto un'andata e ritorno tra la capitale egiziana (6:21) e Tunisi (10:53), e quindi dal Cairo (14:50) è partito per Parigi, che ha lasciato ieri sera alle 21:09, per scomparire dai radar intorno alla mezzanotte e mezza GMT, le 2:30 italiane. Qualcuno ha controllato da cima a fondo il velivolo dopo ogni scalo?

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Stesso film del charter russo?

La memoria va al charter russo della Metrojet esploso in volo nei cieli della Penisola del Sinai lo scorso autunno sulla tratta Sharm El Sheik-San Pietroburgo. In quel caso un ordigno esplosivo improvvisato sarebbe stato introdotto a bordo da un meccanico in servizio all'aeroporto di Sharm legato, per via del cugino, allo Stato Islamico e vi sarebbe stata inoltre la complicità di altro personale di sicurezza ai controlli. Il film è lo stesso?

Non c'è rivendicazione

Chi, quando è perché ha collocato l'ordigno a bordo? Per ora nessuno ha rivendicato l'attentato. Si dovrà attendere innanzitutto l'inchiesta delle autorità egiziane, con tutti i legittimi dubbi di affidabilità e fiducia che si possono avere dopo il caso Regeni. In attesa di recuperare le scatole nere, assieme alla verità, che per ora tresta lì, in fondo al mare.

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