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Tragedia Chapecoense, il sopravvissuto: “Non ci hanno fatto neanche allacciare le cinture”

Rafael Henzel è l’unico giornalista ancora in vita dopo la sciagura avvenuta lo scorso 28 novembre nei pressi di Medellin nella quale sono morte 71 persone, tra cui i membri del club brasiliano di Serie A: “Volevamo solo sapere cosa stava succedendo. Ma niente: solo silenzio”.
A cura di Biagio Chiariello
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Emergono nuovi particolari inquietanti sul disastro dell’aereo precipitato il 28 novembre in Colombia con a bordo la squadra di calcio brasiliana della Chapecoense. La notte scorsa durante la trasmissione “Fantastico” uno dei uno dei sei superstiti del volo, il giornalista brasiliano Rafael Henzel, ha raccontato che “in nessun momento qualcuno dalla cabina o un commissario di bordo ci ha avvisato di allacciare le cinture perché stavamo correndo dei rischi. Abbiamo continuato a volare senza sapere assolutamente niente su quello che sarebbe successo”.

Henzel è stato dimesso solo da un paio di giorni dall’ospedale. Era sull’aereo della compagnia aerea LaMia decollato da Santa Cruz, in Bolivia, schiantatosi nei pressi dell'aeroporto a Medellin. A bordo c’erano 77 passeggeri. Se ne sono salvati solo sei. 19 i calciatori della Chapecoense rimasti uccisi, così come almeno una ventina di giornalisti che seguivano la squadra impegnata nella finale della Coppa Sudamericana. Con Henzel il destino è stato clemente: “Qualcuno mi ha concesso una seconda chance. Ci sono ancora, come non lo so. Ma sapevo che qualcosa di brutto stava per succedere. Mancavano sempre 10 minuti. Gli assistenti di volo ci rispondevano sempre così, ogni volta che domandavamo circa l'arrivo. E di stare tranquilli, perché mancavano solo dieci minuti. Poi, col passare di quei maledetti minuti, abbiamo iniziato ad avere paura: a temere il peggio. Senza che il segnale di allacciare le cinture si accendesse. Ma solo con la paura, la nostra”.

“Chiedevamo ai commissari quanto tempo restava all’atterraggio. Poi all’improvviso si sono spente le luci e i motori. Ci siamo tutti allarmati, ma nessuno avrebbe immaginato che avremmo sbattuto contro quella montagna”, ha aggiunto il giornalista. "Non riesco a ricordare il colpo, è stato improvviso. In un primo momento ho pensato che fosse un film, un sogno. Ho pensato di svegliarmi ma non era così. Mi ricordo anche che pioveva, c'erano circa 12 gradi e sentivo freddo al risveglio. Ho provato a chiamare le due persone che erano accanto a me ma erano già morte" dice ancora Henzel che tutto sommato ora può dire di star bene: "Ho subito molte fratture e quelle più preoccupanti erano alle costole, ben sette".

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