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Proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

Torture, rapimenti, waterboarding e stupri: così in Iran reprimono le proteste di piazza

Torture, rapimenti, annegamenti simulati e stupri: così il governo iraniano sta cercando di reprimere le proteste di piazza esplose dopo la morte della giovane Masha Amini.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Arman è stato arrestato a Teheran all'inizio di ottobre per aver partecipato alle manifestazioni anti-governative esplose dopo la morte di Masha Amini, picchiata e uccisa perché "non indossava adeguatamente il velo". Il 29enne ha raccontato di essere stato torturato dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane per quattro giorni dopo l'arresto.

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Arman ha raccontato quanto subito in un'intervista esclusiva alla CNN. "I prigionieri vengono torturati anche con scosse elettriche, annegamenti e finte esecuzioni" ha spiegato il giovane all'organo di stampa internazionale. "Sono stato sequestrato per giorni in isolamento, poi sono stato chiuso in una cella con altri manifestanti – ha detto -. Con me c'era una donna con diversi tagli sul viso e sul collo. Mi ha raccontato di essere stata violentata dagli agenti".

Secondo quanto rivelato dal 29enne, il centro di detenzione si trova lontano dal carcere di Teheran, ma non è possibile stabilire con certezza dove si trovi. "Sono stato portato lì dopo essere stato colpito con un taser e aver perso conoscenza – ha affermato -. Nessuno di noi sa dove si trovasse quel posto. Per lasciarlo ho dovuto firmare una falsa dichiarazione nella quale si attesta che ho ricevuto denaro da Stati Uniti, Regno Unito e Israele per diffondere caos in Iran".

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Quanto avvenuto ad Arman farebbe parte di un playbook collaudato dal governo iraniano per perseguitare attivisti, manifestanti e oppositori politici. Si tratta di strategie già messe in atto nel 2019, dopo che il prezzo del gas è aumentato del 50%. I rincari avevano causato diverse proteste sfociate poi in migliaia di arresti.

La CNN ha parlato con almeno 12 iraniani che hanno condiviso i racconti riguardanti i giorni di prigionia dopo le proteste. Molti hanno spiegato di esser stati picchiati, torturati e violentati durante l'isolamento. Altri, invece, hanno dovuto fare i conti con la scomparsa di persone care. 

"Ci sono centinaia di persone che ogni giorno finiscono in quei centri di detenzione – ha raccontato ancora Farhad, padre 37enne arrestato dopo le proteste di piazza per la morte di Masha Amini e torturato per 16 giorni -. C'era una stanza con un letto al quale le persone venivano legate e torturate. Alcune sono state violentate. Altri civili invece venivano appesi al soffitto e picchiati".

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