Torturato e ucciso a 8 anni perché ritenuto gay: condannato il fidanzato della madre
Dopo un processo di quattro settimane i giudici di Los Angeles hanno giudicato colpevole di omicidio di primo grado il trentasettenne Isauro Aguirre, ex guardia di sicurezza che era accusato di aver torturato sistematicamente e infine ucciso il figlioletto della sua compagna. Il bambino, che aveva otto anni, si chiamava Gabriel Fernandez e secondo il procuratore distrettuale della contea di Los Angeles sarebbe stato seviziato e ammazzato perché ritenuto gay. La mamma, Pearl Fernandez, è accusata di concorso in omicidio e subirà un processo a parte. La morte di Gabriel risale al maggio del 2013, quando da una casa di Palmdale fu chiamato il 911. Ai paramedici e alla polizia fu detto che Gabriel era stato ritrovato legato in un armadietto e che aveva “tentato di uccidersi perché non accettava la sua omosessualità”. Dopo due giorni da quella telefonata, il bambino è morto in ospedale. I medici hanno riscontrato sul suo corpo lividi e bruciature ovunque, una profonda frattura al cranio, morsi e segni di strangolamento. L’autopsia sul corpicino e le successive indagini nella casa della madre e del compagno rivelarono dettagli ancor più inquietanti. Quando è morto Gabriel era denutrito ed era stato costretto a mangiare feci di gatto e il suo stesso vomito. Lo avrebbero anche costretto a dormire legato in un armadietto.
“Aguirre torturava brutalmente il bambino perché non gli piaceva. Credeva che Gabriel fosse gay e che ciò fosse una cosa negativa. Il processo dimostrerà che l'imputato non è altro che un bullo. Era una guardia di sicurezza che intenzionalmente torturava e commetteva abusi su un ragazzino impotente e innocente”, aveva detto durante il processo il procuratore Jonathan Hatami. L'avvocato della difesa invece aveva detto che il suo cliente, pur ammettendo alcune responsabilità, non avrebbe mai avuto intenzione di uccidere Gabriel. Il 27 novembre i giudici emetteranno la sentenza per Aguirre: rischia la pena di morte.