Sono oramai passate 36 ore dalla pubblicazione dei cosiddetti Palestine Papers da parte dei siti internet di Al Jazeera e del Guardian. Si tratta di decine di migliaia di pagine per complessivi 1700 documenti diplomatici redatti dalla Palestinian Negotiation Support Unit, organizzazione che, come ricorda IlPost, negli ultimi anni ha fornito "supporto tecnico e legale alla Autorità Palestinese durante i negoziati sulle tensioni tra israeliani e palestinesi, risalenti al periodo tra il 1999 e il 2010". Chiaramente va subito precisato che la fonte è univoca, nel senso che si tratta di trascrizioni in lingua inglese che potrebbero anche discordare con la versione o l'interpretazione delle trattative della "controparte israeliana". Tuttavia il materiale appare di grandissima rilevanza, dal momento che, come avvenuto per la pubblicazione dei documenti di Wikileaks, si tratta della rottura della riservatezza su una questione delicatissima e controversa, gravida di conseguenze per l'equilibrio dell'intera area medio – orientale. Ma nel dettaglio di cosa si parla nei Palestine Papers?
Al momento i siti stanno continuando a diffondere i docuimenti, ma già sono molti i punti interessanti emersi dalle relazioni diplomatico – legali della NSU. Come riporta sempre il Post, una delle più rilevanti è "sicuramente quella che riguarda Gerusalemme e che fu proposta durante l’incontro del 15 giugno 2008 alla presenza dell’allora ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, dell’allora premier dell’Autorità Palestinese, Ahmed Qurei, del negoziatore per l’Autorità Palestinese, Saeb Erekat, e dell’allora segretario di stato americano, Condoleeza Rice": in tale incontro il negoziatore, in cambio del riconoiscimento dello stato palestinese, offriva enormi "concessioni" ad Israele, anche per quanto riguarda gli insediamenti di Gerusalemme Est.
Nelle ultime ore poi alcuni resoconti hanno rivelato l'ipotesi dell'ex Segretario di Stato USA Condoleeza Rice di risolvere la questione dei profughi palestinesi attraverso una sorta di "trasferimento" in America Latina, Cile o Argentina nel caso specifico (zone in cui è già presente una folta comunità palestinese). Allo stesso tempo, con una scelta che certamente scatenerà polemiche e contestazioni, l'Autorità Palestinese parrebbe essersi impeganta a diminuire a quota diecimila il numero di rifugiati destinati a rientrare in Palestina (Erekat, il negoziatore, conferma al proprio staff che Olmert, allora primo ministro israeliano, ha accettato il rientro di 1.000 rifugiati all'anno per 10 anni), nei fatti mettendo da parte una rivendicazione "storica" della resistenza palestinese, ossia il ritorno dei profughi nei territori. Insomma, rivelazioni destinate ad avere gravi ripercussioni sulla stabilità dell"intera area medio – orientale, con l'Autorità Palestinese che rischia di perdere ulteriormente credibilità e il rischio del precipitare dei rapporti con lo Stato di Israele.