Thailandia, l’esercito decreta la legge marziale. Censurati i media

L'esercito tailandese ha decretato la legge marziale nel Paese asiatico. L’obiettivo è riportare il Paese ad una stabilità che manca ormai da sei mesi, periodo nel quale si sono susseguite proteste antigovernative (il cui drammatico bilancio è di 28 morti e centinaia di feriti) culminate il 7 maggio con la destituzione della primo ministro Yingluck Shinawatra, sorella del magnate ed ex primo ministro Thaksin. La decisione mira a "restaurare la pace e l'ordine pubblico" e non rappresenta "un colpo di Stato", ha comunicato la televisione controllata dai militari. L’esercito è dispiegato nel centro di Bangkok, in particolare nei quartieri commerciali, alberghieri e nelle vicinanze delle stazioni tv. Tutti i media sono stati censurati: “È fatto divieto a tutti i media di riportare o diffondere notizie o immagini dannose per l’interesse nazionale”, ha dichiarato il capo delle forze armate, generale Prayuth Chan-Ocha. Nel frattempo il primo ministro ad interim, Niwattumrong Boonsongpaisan, ha convocato un incontro di emergenza dell’esecutivo in un luogo sconosciuto.

Usa e Giappone hanno espresso preoccupazione per l'introduzione della legge marziale in Thailandia. La Casa Bianca ha sottolineato che “la democrazia non deve essere messa a rischio” e che "tutte le parti in campo devono rispettare i principi democratici e garantire la libertà d'espressione", mentre Tokyo sollecita "con forza le parti interessate a dare prova di moderazione e a non usare la violenza". Mentre l'ex premier Thaksin Shinawatra, in esilio dopo il colpo di Stato del 2006, spera che il golpe dall'esercito in Thailandia "non distrugga la democrazia". "Spero che ciascuna parte si astenga dal violare i diritti dell'uomo e non distrugga la democrazia", ha detto Shinawatra attraverso il suo profilo twitter.