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Terrorismo, Obama: “Noi dalla parte giusta della storia, libertà più forte della paura”

Il presidente americano Barack Obama parla alla Nazione dallo Studio Ovale per ribadire che gli Stati Uniti sconfiggeranno il terrorismo. Per l’ennesima volta chiede un intervento del Congresso sulle armi da fuoco.
A cura di Susanna Picone
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“Il terrorismo è una minaccia reale, ma vinceremo”: così il presidente Usa Barack Obama, in un discorso alla Nazione dallo Studio Ovale, è tornato sulla strage di San Bernardino e ha ribadito che gli Stati Uniti sconfiggeranno il terrore. Obama ha parlato per tredici minuti durante i quali non ha fatto alcun annuncio clamoroso nel cambio di strategia o politiche per la lotta al terrorismo ma ha ribadito concetti già espressi in passato. Ha iniziato l’atteso discorso parlando ancora una volta della recente strage di San Bernardino compiuta da due coniugi che hanno ucciso 14 persone. “È stato un atto di terrorismo, progettato per uccidere persone innocenti, ma finora non abbiamo prove che i killer siano stati diretti da gruppi terroristici all'estero anche se avevano iniziato un percorso di radicalismo”, ha spiegato il presidente.

Obama contro le armi da fuoco

Per l’ennesima volta Obama si è scagliato contro le armi facili. Ha chiesto un intervento del Congresso sulle armi da fuoco perché “bisogna rendere più difficile per la gente comprare fucili d’assalto” come appunto quelle usate a San Bernardino. Per Obama c’è bisogno di una legge “che impedisca a chi si trova già sulla lista nera di quanti non possono salire un aereo – perché considerati pericolosi – di comprare armi”. Obama ha chiesto anche restrizioni al “K-1 non immigrant visa program”, il visto concesso a coniugi o fidanzati (come quello ottenuto dalla killer di San Bernardino), “in modo che si possano fare più controlli e accertare che chi viene in America non sia stato nelle zone di guerra”.

No a truppe di terra in Siria e Iraq

Nel suo discorso Obama ha chiesto anche al Congresso di autorizzare l'uso continuato della forza militare contro i terroristi “anche se – ha precisato – non saremo trascinati in una guerra lunga e costosa”. “Questo – ha continuato il presidente ribadendo che non invierà truppe di terra in Siria e Iraq – è quello che vuole l'Isis”. “La strategia di adesso – raid aerei, forze speciali e collaborazione con le truppe locali che lottano per riprendersi il controllo del Paese – è così che raggiungeremo una vittoria più sostenibile”, questa la strategia degli Usa. Da Obama è arrivata anche un'apertura alla Russia: “Con la leadership americana, la comunità internazionale ha iniziato a stabilire un processo – e una tempistica – per perseguire il cessate il fuoco e una soluzione politica alla guerra siriana. In questo modo si consentirà al popolo siriano e a ogni Paese, compresi gli alleati, ma anche alla Russia, di concentrarsi sull'obiettivo comune di distruggere l'Is, un gruppo che ci minaccia tutti”.

“Non è una guerra tra America e Islam”

Obama ha parlato dello Stato islamico “come il culto della morte” e ha ribadito che l’Isis non parla per l'Islam: “Sono solo dei criminali e degli assassini e rappresentano una parte piccolissima dei musulmani”, ha detto il presidente sottolineando come bisogna impedire a tutti i costi che questa lotta sia definita come una guerra tra l'America e l'Islam. Obama ha dunque detto no alle proposte di chi vorrebbe che i musulmani americani fossero trattati diversamente o di chi vorrebbe i test religiosi per le persone che vengono accolte nel Paese.

Obama: “Libertà più forte della paura”

“Noi crediamo nella dignità umana. Non importa chi sei, da dove vieni, come appari o quale religione pratichi. Tutti sono uguali davanti agli occhi di Dio e davanti agli occhi della legge”, ha continuato il presidente che ha poi concluso: “Siamo dalla parte giusta della storia. E dobbiamo ricordare che la libertà è più forte della paura”. Quella di questa notte è stata la terza volta che il presidente Obama ha scelto di parlare agli americani dallo studio Ovale, la prima fu nel giugno 2010 dopo che la marea nera devastò il golfo del Messico e la seconda nell'agosto dello stesso anno per annunciare la fine delle operazioni militari in Iraq.

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