Terremoto Turchia-Siria, oltre 33mila morti, il dolore dei soccorsi italiani: “Tanti bimbi senza vita”
Sono ormai oltre 33mila le vittime accertare del terremoto in Turchia e Siria che fanno del sisma il più mortale in Turchia dal 1939. Il bilancio drammatico dei morti causati dai crolli è però destinate a salire ancora perché col passare delle ore e dei giorni, nonostante i miracolosi salvataggi delle ultime ore, le già flebili speranze di trovare qualcuno in vita si fanno sempre più remote. Il maggior numero di morti nell’epicentro del sisma, in Turchia, dove il centro di coordinamento delle emergenze ha riferito di 29.605 decessi accertati mentre in Siria sono 4.574 i morti, tra cui oltre 3.160 nelle zone del nordovest controllate dall'opposizione al regime di Damasco.
Tra le macerie, però, si continua a scavare ininterrottamente alla ricerca delle tante persone ancora disperse. L'agenzia turca per le emergenze ha dichiarato che più di 32.000 soccorritori appartenenti a organizzazioni turche sono impegnate nelle operazioni di ricerca e salvataggio, insieme a 8.294 soccorritori internazionali. Molte squadre di ricerca sul posto, però, lamentano la scarsità di mezzi per la ricerca tra le macerie come sensori e attrezzature avanzate che potrebbero aumentare la possibilità di salvataggio di chi è ancora intrappolato ma vivo.
Le speranze arrivano dai miracolosi salvataggi, spesso di bambini che sono riusciti a trovare anfratti che li hanno protetti. Tra gli ultimi salvataggi quello di Mustafa, un bambino di sette anni, e di una donna di 62 anni. Entrambi sono stati estratti vivi domenica dopo essere sopravvissuti miracolosamente sei giorni sotto le macerie degli edifici crollati, a oltre 163 ore dal sisma. Entrambi erano rimasti schiacciati sotto il crollo dei palazzi della provincia di Hatay, nel sud-est della Turchia, la più colpita e dove si registrano i maggiori crolli causati dal terremoto.
Le operazioni di soccorso purtroppo sono ostacolate dalle continue scosse che fanno tremare la terra col rischio di nuovi crolli. L’ultima pesante scossa di assestamento ieri con magnitudo 4.6 che ha interessato la zona terremotata della Turchia più colpita, quella nei pressi della devastata città turca di Kahramanmaras. Da non sottovalutare anche il rischio di saccheggi come già segnalati in varie zone che hanno spinto le autorità turche a schierare l’esercito.
Intanto è rientrato all'alba in Italia il primo team di soccorritori italiani che ha prestato soccorso alle vittime del terremoto di Turchia e Siria responsabile del salvataggio di due persone. Il team, costituito da un gruppo di 60 persone di cui 50 Vigili del Fuoco e personale sanitario e 118, ha fatto rientro con due aerei: uno atterrato all'Aeroporto di Pratica di Mare, a pochi chilometri da Roma, mentre un altro a Pisa. "Lo scenario è terribile, devastazione totale. E purtroppo abbiamo visto tanti bambini senza vita. Torniamo comunque con la soddisfazione di aver potuto prestare soccorso" hanno dichiarato i soccorritori italiani che hanno operato ad Antiochia.
L’impegno dell’Italia però non è esaurito. Il primo team infatti è stato sostituito da un altro gruppo di Vigili del Fuoco, operativo già sul posto, che resterà sul luogo del terremoto per una settimana, secondo un sistema di turnazioni stabilito. L'Italia infatti ha avuto incarico dall’ONU per coordinare i team usar di Serbia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Hong Kong, Sudafrica, Slovacchia, Grecia, Argentina, Bahrain, con il supporto di Cina, Gran Bretagna, Oman, per i soccorsi ad Antiochia.