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Terremoto Myanmar, la testimonianza a Fanpage: “A Mandalay almeno 400 morti, difficile far arrivare aiuti”

I danni causati dal sisma di magnitudo 7.7 che ha colpito oggi il Myanmar si intrecciano alle tensioni politiche interne al Paese, rendendo difficile l’accertamento della situazione e l’arrivo degli aiuti umanitari. Una fonte esperta di cooperazione internazionale ha spiegato a Fanpage.it quali sono le principali criticità a Mandalay, una delle città più danneggiate dal terremoto.
A cura di Beatrice Barra
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"I gruppi locali che operano a Mandalay parlano di 400 morti già contati, ma ci aspettiamo che alla fine saranno molti di più", dice una fonte esperta di cooperazione internazionale interna a Fanpage.it in merito al terremoto che ha colpito oggi il Myanmar. Mandalay conta più di un milione di abitanti: è una città grande, ma anche molto povera, "quindi la qualità delle infrastrutture è bassa".

Oltre alle abitazioni e agli esercizi commerciali, nella città sono crollati anche luoghi dal valore culturale e religioso, come una parte del Palazzo degli Specchi – dove viveva la famiglia Reale prima del colonialismo inglese – e la Pagoda Mahamuni, uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio del Myanmar.

Inoltre, al momento della scossa di magnitudo 7.7, la comunità musulmana della città si trovava all'interno delle numerose moschee di Mandalay per l'ora di preghiera:"Sono stati accertati almeno 66 morti nelle moschee che sono crollate".

La situazione attuale nelle aree più colpite dal sisma non è molto chiara a causa della mancanza di elettricità e di internet che rende difficili, se non impossibili, le comunicazioni con la gente che si trova sul posto. "Quello che sappiamo è che l'epicentro del sisma è a una quindicina di chilometri a nord-ovest da Mandalay, che è un'area a controllo misto": una parte è gestita dalla giunta militare e l'altra dai gruppi di resistenza. Questa divisione rende ancora più complesso accertare la situazione e far arrivare gli aiuti umanitari perché "è una zona dov'è difficile arrivare se non con il supporto della giunta militare". Il rischio è che tenti di "cannibalizzare e controllare ogni aiuto che arriva dall'esterno, ostacolando il supporto della popolazione che è in difficoltà".

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In questo momento gli aiuti di primo soccorso sono forniti soprattutto da piccoli gruppi locali, i cosiddetti "Parahita", ovvero "gruppi religiosi legati a monasteri o pagode". È attiva sul posto anche la protezione civile legata alla giunta militare e, infine, ci sono vari gruppi legati alla resistenza, "tra cui il movimento di disobbedienza civile, ma anche gli stessi membri delle forze armate di resistenza stanno prestando soccorso". 

La radicate tensioni politiche presenti nel Paese incidono sulla complessa situazione umanitaria di cui il Myanmar è protagonista in questo momento. La parte nord-ovest del Paese – dove il conflitto scaturito dal colpo di Stato è stato più intenso – ospitava già molti sfollati "e con il sisma il numero va ad aumentare in modo significativo". A questo si aggiunge la difficoltà di approvvigionamento di cibo e acqua pulita – dovuta ai danni creati dai crolli – e gli ospedali che "in questo momento sono al collasso". 

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