Terremoto in Myanmar, Iacomini (Unicef): “Emergenza già dimenticata, ma i morti aumentano di ora in ora”

"Un'emergenza non lo è più quando non ne parla nessuno, come sta accadendo in questo momento con il terremoto in Myanmar. È vero che ci sono anche altri temi all'ordine del giorno nel nostro paese, dai dazi ai femminicidi, ma ci siamo completamente dimenticati che c'è stato un sisma che non ha eguali negli ultimi anni e che ha ucciso e ferito migliaia di persone, tra cui molti bambini, che stanno pagando un prezzo enorme".
A parlare a Fanpage.it è Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, che ha commentato la situazione in Myanmar, colpito lo scorso 31 marzo da un violento terremoto di magnitudo 7.7, avvertito fino in Thailandia e in Cina, che ha causato al momento 3.500 vittime accertate. Ma si tratta di un bilancio provvisorio, che potrebbe cambiare nel giro di qualche ora, dal momento che continuano le operazioni dei soccorritori per il recupero di persone incastrate sotto le macerie degli edifici crollati.

Iacomini ha spiegato che "questa già era una zona di grandissima necessità, con 20 milioni di persone che hanno bisogno urgentemente di assistenza umanitaria, di cui 6 milioni e mezzo sono bambini. È un tipico esempio di crisi nella crisi, a cui si somma inoltre quella politica, per cui ci troviamo di fronte a un numero imprecisato di morti perché è talmente vasto che non si può definire una cifra. Si parla di tremila vittime ma sono probabilmente da moltiplicare per due. Rispetto ai bambini, anche in questo caso non riusciamo a dare un bilancio delle vittime perché aumenta di ora in ora e ancora ci sono persone sotto le macerie quindi noi che lavoriamo con le autorità locali e i nostri partner cerchiamo di verificare i dati ma la situazione è molto complicata".
In Myanmar molto è andato distrutto dal sisma. "Le case, le scuole, gli ospedali, sono molti gli edifici crollati", ha precisato Iacomini, secondo il quale uno dei temi più importanti su cui portare la nostra attenzione è la mancanza di acqua potabile. "Questo è uno dei luoghi peggiori del pianeta. I nostri team stanno portando pastiglie per potabilizzare l'acqua perché c'è il rischio che bere da fonti non potabili possa portare a malattie enormi come il colera, che si potrebbero diffondere velocemente e provocare altri morti. Molti bambini dormono all'aperto perché fa caldo e piove, insieme ai nostri operatori. Non c'è cibo, né acqua né medicine. Molti sono sfollati, altri sono rimasti orfani, per cui siamo impegnati in un lavoro di ricongiungimento con altri familiari per dare loro una qualche protezione ed evitare il rischio di rapimento, sfruttamento e prostituzione. Il terremoto ha aggravato una situazione già molto critica".

Infine, Iacomi ha concluso affermando che "abbiamo fatto un appello per raccogliere 28 milioni di dollari ma già dopo una settimana è una crisi sottofinanziata e questo fa impressione. Con l'Ue sono arrivate 80 tonnellate di forniture che abbiamo stoccato e distribuito, tra cui tende e altri beni di prima necessità. Ma manca ancora molto".