A qualche giorno di distanza dal violento terremoto di magnitudo 8,9 sulla scala Richter, che secondo le ultime stime avrebbe causato la morte di oltre 10,000 persone (oltre che addirittura lo spostamento dell'asse terrestre di 10 cm), con danni per miliardi di euro, continuano le "scosse di assestamento" intorno all'epicentro del sisma. Stando a quanto dichiarato in una nota dalla Japan Metereological Agency, in base all'analisi dello "storico" e delle ultime rilevazioni, si ritiene "estremamente probabile un nuovo sisma di magnitudo 7 nella regione situata tra Sendai e Tokyo, con epicentro presumibilmente localizzato a circa 120 km" dalla capitale giapponese.
Inoltre, come ripreso da repubblica, "la probabilità arriva al 70% nei prossimi 3 giorni e a circa il 50% in quelli successivi. Sulla base delle statistiche, il rettangolo geografico teorico nel quale la Jma localizza come probabile un sisma di magnitudo 7 è in larghissima parte oceanico e include solo marginalmente Tokyo". Insomma, la situazione stenta a normalizzarsi ed alcuni esperti sottolineano il rischio di un nuovo tsunami (seppur di potenza minore) che potrebbe "infierire" sulle zone costiere, già devastate nelle ultime ore.
Intanto resta alto il livello d'allerta intorno alle centrali nucleari, con la criticità nel reattore 3 di Fukushima che preoccupa tecnici ed esperti di settore. Proprio mentre scriviamo, dalle agenzie giunge invece una sorta di rassicurazione per quanto concerne la centrale di Onagawa, nel distretto di Miyagi, con il "livello delle emissioni radiattive che sembra essere sotto controllo ed al momento non è tale da giustificare eccessivi allarmismi". Parzialmente ridimensionate anche le preoccupazioni relative ad un terzo impianto, quello di Tokai, a circa 100 km dalla capitale Tokyo, dove nel primo pomeriggio erano stati segnalati problemi all'impianto di raffreddamento (una centrale nella quale in passato si erano verificati anche incidenti di una certa portata).
