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Terremoto in Giappone, economia a rischio. Ritorna lo spettro della recessione

Un debito pubblico del 200% sul Pil, una recessione economica durata più di dieci anni e la crisi finanziaria mondiale sembravano aver messo in ginocchio il Giappone. Dopo la timida ripresa a inizio 2011, il terremoto e lo tsunami di ieri potrebbero trascirare il paese nella depressione.
A cura di Alessio Viscardi
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Il terremoto in Giappone e lo Tsunami che ha investito tutto l'oceano Pacifico rischiano di aggiungere una nuova vittima ai millesettecento morti e 10 mila dispersi: l'economia giapponese. Già duramente provato da oltre dieci anni di recessione e dalla crisi economica globale, il Sol Levante stava lentamente riprendendo un posto centrale nello scacchiere finanziario mondiale. Ma la ripresa economica che si era potuta osservare il primo trimestre del 2011 potrà essere fermata dalle ingenti spese di ricostruzione che graveranno sul debito pubblico del paese, che è il più alto del mondo con un tasso del 200% del Pil.

I costi del terremoto in Giappone non potranno essere quantificati prima di qualche settimana, ma la ripresa che a inizio 2011 stava facendo volare alto il Sol Levante sembra destinata ad arrestarsi. D'altronde, il 2010 era finito male per il paese, con un Pil contratto del 1,3% annuale, il ritiro degli incentivi sull'acquisto di auto e l'aumento delle tasse sul tabacco. Complice l'elevato valore dello Yen, l'export giapponese era fortemente frenato. Il buon andamento dell'economia mondiale, però, sembrava trascinare anche l'economia del Giappone. Ma secondo esperti come Richard Jerram, analista di Macquarie, il sistema giapponese non è in grado di sopportare un disastro delle proporzioni del terremoto che ieri ha raso al suolo interi villaggi. Senza contare, gli effetti sulla produzione che avrà l'enorme numero di morti e disperi in Giappone.

Il primo effetto è lo stop nella produzione di auto. Toyota, Nissan e Honda hanno fermato le macchine in tutto il Giappone e la produzione sarà arrestata dal 14 marzo. Inoltre, anche Sony ha deciso di chiedere numerosi impianti. I consumi elettrici giapponesi erano in forte contrazione e dopo l'esplosione della centrale nucleare di Fukushima potrebbe essere ripensata tutta la politica energetica del paese. La zona colpita dal terremoto e dallo tsunami è molto industrializzata, vi sono ubicati 11 reattori nucleari – tutti chiusi dopo il sisma.

Grande preoccupazione desta il debito pubblico giapponese, che già prima del terremoto viaggiava sul 200% del Pil. Standars and Poor's ha di recente tagliato il rating sovrano del paese, mentre l'agenzia di rating Moody's ha messo il Giappone in outlook negativo.

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