Tensioni in Venezuela, la paura degli expat: “Non possiamo comunicare con chi è rimasto nel Paese”

Non si placano le tensioni in Venezuela dopo le elezioni che hanno, almeno formalmente, riconfermato al governo Nicolàs Maduro. I venezuelani emigrati in Italia temono per i loro cari rimasti in patria.
A cura di Chiara Daffini
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Jorduan Armas e Vanhezka Santodomingo
Jorduan Armas e Vanhezka Santodomingo

Continuano le tensioni in Venezuela dopo la contestata riconferma al governo di Nicolàs Maduro. Una situazione che sta generando molta preoccupazione tra gli expat, che nel Paese hanno lasciato famigliari e amici. Due di loro, oggi residenti in provincia di Milano, raccontano a Fanpage.it: "Negli ultimi giorni ci è difficile persino comunicare con chi è rimasto in Venezuela, perché, con i controlli ai cellulari, la gente teme di essere arrestata".

"In Venezuela facevo l'avvocato – racconta Jorduan Armas a Fanpage.it -, sono laureato in diritto e sono un penalista. Nella mia città, Ciudad Bolìvar, lavoravo anche come insegnante universitario in una università del governo, l’Università nazionale e sperimentale della sicurezza".

I problemi per Jorduan iniziano per motivi politici. "Sono del partito Un Nuevo tiempo e sono al cento per cento radicale e oppositore al governo Maduro. Per questo – continua – in patria non potevo più lavorare e quindi guadagnare per mantenere la mia famiglia, ero perseguitato".

Da qui la decisione di lasciare il Paese, prima per la Colombia, dove Jorduan lascia gli affetti più stretti, poi per l'Italia: "Praticamente sono scappato dal Venezuela. Sono arrivato in Italia nel novembre 2022, da solo, perché non potevo portare tutta la mia famiglia, i soldi non erano abbastanza. Qua lavoro come badante, ho mandato loro i soldi per tornare in Venezuela e fare il passaporto, visto che non l'avevano e proprio ieri mi hanno raggiunto a Milano".

"Sono nata a Mérida, in Venezuela – racconta Vanhezka Santodomingo a Fanpage.it – e sono arrivata in Italia sette anni fa, portando con me mio figlio. Principalmente sono espatriata per farlo studiare liberamente, perché in Venezuela, soprattutto da quando si è insediato Maduro, hanno cambiato tutto il sistema educativo. I libri di storia, per esempio, sono stati modificati, hanno cambiato la storia".

"Magari – continua – in quel momento non era un cambiamento forte, però per me c'erano già i segnali di un'imposizione che non mi piaceva".

Scontri tra polizia e manifestanti in Venezuela - Foto LaPresse
Scontri tra polizia e manifestanti in Venezuela – Foto LaPresse

La paura per chi è rimasto

"Ho avuto molta paura quando mia madre e mio figlio erano ancora in patria – ricorda Jorduan – soprattutto dopo le elezioni, e sono ancora in pensiero perché ho diversi famigliari e amici rimasti in Venezuela, dove la situazione è molto tesa".

Anche Vanhezka vive ore di angoscia. "Per fortuna mamma, papà e sorella sono qua con me, ma zii e cugini sono rimasti là e non se la stanno passando bene. Non possiamo neanche comunicare – aggiunge -, sono stati loro stessi a chiederci di non scrivergli più, perché le persone che comunicano all'esterno la repressione da parte del governo, possono essere prese e portate in galera. Diversi miei concittadini venezuelani mi hanno raccontato che loro vicini di casa, famigliari e amici sono stati arrestati".

Sulla questione l'idea di Jorduan è chiara: "Non sono arresti comuni, sono vere e proprie sparizioni, le persone non vengono portate in qualche ufficio, dove avvocati e famigliari possono vederli e sincerarsi delle loro condizioni".

WhatsApp e i social network

Secondo le ultime informazioni trapelate da oltre oceano, Maduro avrebbe invitato la popolazione venezuelana a cancellare WhatsApp e avrebbe bloccato la piattaforma X in tutto il Paese, ma secondo gli expat la questione nel Paese starebbe andando oltre.

"Mia mamma – ci racconta Jorduan – venerdì scorso è stata cercata dalla polizia. Le hanno detto che non poteva mettere come stato di WhatsApp nessuna cosa che andasse contro il governo o che dicesse che il partito di Maduro non è il vero vincitore delle elezioni".

Chiediamo come, secondo quanto sono riusciti a capire dai connazionali, avvenga questo controllo degli smartphone. "Per esempio – spiega Jorduan – tra i contatti social potrebbero esserci spie, che riferiscono al Governo se qualcuno pubblica contenuti di opposizione".

"Il governo ha fatto un'applicazione per permettere anonimamente di denunciare le persone che manifestano contro Maduro", dice Vanhezka, facendo riferimento all'app governativa VenApp. Lanciata da Maduro stesso nel 2022 formalmente per ricevere segnalazioni pubbliche su guasti elettrici ed emergenze mediche, l’app pare essere stata recentemente aggiornata con nuove funzioni che consentono agli utenti di fare segnalazioni contro gli oppositori.

Ma, secondo quanto raccontano gli expat, i controlli sarebbero anche de visu: "A quelli che sono per le strade tolgono il telefono con la forza – dice Vanhezka -, guardano le informazioni e se hanno qualche messaggio o qualche pubblicazione non gradita sui social, vengono arrestati".

"Ho dovuto cancellare tutto dal mio profilo Tiktok – dice Jorduan -, perché se loro mi avessero collegato a mia mamma all'aeroporto internazionale di Maiquetìa, sarebbe stato un problema. Le ho detto anche di cancellare tutti i messaggi che ci eravamo scambiati".

"Ho un amico che fa parte del partito politico dell'opposizione al Governo – racconta Vanhezka – e mi ha chiesto di non scrivergli. Io però ho continuato a farlo, volevo sapere come stava e com'era la situazione lì e lui mi ha riposto ‘Qua è il paradiso, tutto perfetto, non succede niente'. Allora ho capito che davvero non dovevo più scrivergli".

"Dicono che è una democrazia – commenta Jorduan -, ma non è vero, è una dittatura: non possiamo esprimere liberamente il nostro pensiero, altrimenti rischiamo la galera, quando non la vita".

"Provo una tristezza profonda, un forte senso di impotenza  – dice Vanhezka – e come me non solo chi è espatriato, anche le persone in Venezuela si sentono impotenti".

"Quando Maduro andrà via – conclude Jorduan – tornerò in Venezuela, perché il mio Paese è bellissimo, il Venezuela è un Paese meraviglioso".

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