Tensione con la Serbia, esplosioni e sparatorie nel nord del Kosovo: Ue in allerta, elezioni rinviate
Sale la tensione tra Kosovo e Serbia, in una pericolosa escalation che preoccupa la comunità internazionale.
Nella serata di oggi sabato, 10 dicembre, due esplosioni sono state udite a Zvecan mentre una sparatoria protrattasi per una decina di minuti è avvenuta nei pressi di Zubin Potok: si tratta di due dei quattro maggiori comuni kosovari a maggioranza serba.
A riferirlo è stato l'inviato del quotidiano belgradese Vecernje Novosti, che però non ha precisato l'origine delle deflagrazioni.
In realtà, è già dal pomeriggio che la tensione era salita, con gruppi di serbi – per protesta contro l'arresto di un poliziotto serbo, Dejan Pantic – hanno attuato blocchi stradali ed eretto barricate.
La situazione è monitorata dalla polizia kosovara, affluita in forze nei giorni scorsi, ma anche da unità di Eulex, la missione civile europea, e da pattuglie della Kfor, la Forza Nato in Kosovo.
Neanche il rinvio delle elezioni municipali inizialmente fissate per il 18 dicembre nelle quattro municipalità nel nord del Kosovo – abitati da una maggioranza serba – è bastato a rasserenare il clima teso fra Pristina e Belgrado.
Nel pomeriggio la presidente del Kosovo Vijosa Osmani aveva annunciato, dopo un incontro con i principali partiti politici del Paese, il rinvio delle consultazioni elettorali ad aprile del 2023, in data da stabilire, per evitare di aggravare una situazione già difficile.
In serata, invece, il presidente serbo Aleksandar Vucic, in un duro intervento in diretta televisiva, ha ribadito le accuse al premier kosovaro Albin Kurti di voler esasperare la situazione con la sua politica ostile ai serbi e di disprezzo del diritto internazionale e degli accordi già raggiunti in sede di dialogo, chiedendo alla Nato di permettere all’esercito e alla polizia di Belgrado di entrare nel Nord del Paese.
Intanto, la comunità internazionale è allarmata per un possibile nuovo incendio nel cuore dei Balcani. Le cancellerie occidentali, in primis Ue e Usa, moltiplicano gli appelli alla calma, e nelle ultime ore a intervenire è stato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha contattato telefonicamente il presidente serbo Aleksandar Vucic e il premier kosovaro Albin Kurti lanciando appelli al dialogo e alla moderazione.