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Tanzania: sette persone bruciate vive, erano accusate di stregoneria

La notizia diffusa dalla polizia che ha aggiunto di aver arrestato 23 persone tra cui i capi tradizionali del villaggio e un guaritore locale.
A cura di S. P.
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Denudata, cosparsa di benzina e bruciata viva dinanzi a una folla tra cui anche un gruppo di scolari. È morta così una giovane madre di 20 anni in Papua Nuova Guinea accusata di aver ucciso un bambino e condannata per stregoneria.

Orrore in Tanzania, dove sette persone sono state bruciate vive dalla folla che li ha accusate di praticare la stregoneria nel villaggio di Murufiti, regione di Kigoma al confine con il Burundi. La notizia è stata diffusa dalla polizia che ha aggiunto di avere arrestato 23 persone, tra cui i capi tradizionali del villaggio ed un uomo considerato il guaritore locale. I presunti responsabili della strage dovranno comparire oggi per rispondere all’accuse di omicidio, ha detto alla France presse il capo della polizia della regione occidentale di Kigoma, Jafari Mohamed. La polizia ha affermato anche che i presunti responsabili hanno dato alle fiamme una ventina di case. “Quando sono tornato a casa ho trovato il corpo di mia madre a 10 metri dall'ingresso e il cadavere di mio padre carbonizzato”, questo il drammatico racconto del figlio di una delle vittime, Josephat John.

Cinquecento “streghe” linciate ogni anno in Tanzania – Le esecuzioni sono avvenute lunedì, ma la notizia è stata diffusa dalla polizia dopo l'arresto dei responsabili. In gran parte della Tanzania in tanti credono nelle streghe e nella magia nera. Drammatici, in particolare, i numeri diffusi da un gruppo locale per i i diritti umani, il Legal and Human Rights Centre (Lhrc). A loro dire sono 500 le donne, considerate delle “streghe”, che vengono linciate ogni anno, 3mila tra il 2005 e il 2011. In gran parte si tratta di donne anziane, ma ci sono anche gli albini, uccisi e smembrati.

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